Ecco le applicazioni che non potremo più scaricare su Android
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Ecco le applicazioni che non potremo più scaricare su Android

Dai servizi per minare le criptovalute alle app per l’acquisto di prodotti pericolosi: tutti i contenuti esclusi dalle nuove policy del Play Store

Google ha dato un colpo di spugna alle policy del Play Store, il popolare bazàr digitale dal quale si scaricano tutte le app per i dispositivi Android. Con questa operazione - che rientra in un programma di interventi di “pulizia” periodica - la grande G ha di fatto chiuso le porte a cinque diverse tipologie di applicazioni fino a ieri erano ammesse al download:

  • App che consentono il mining di criptovalute - Dopo l'epurazione di inizio anno sulle estensioni per browser Chrome, Google cancella anche da Android i servizi per minare criptovalute. Con le nuove policy del Play Store, di fatto, scompaiono tutte quelle applicazioni - è il caso di MinerGate, Crypto Miner e NeoNeonMiner - che permettono o promettono di coniare nuova criptovaluta sfruttando la (poca) capacità computazionale del cellulare.

  • App che permettono (o facilitano) l’acquisto di prodotti pericolosi - Come esplosivi, armi da fuoco, e munizioni. Fra le app vietate anche quelle per l’acquisto di particolari accessori (ad esempio bump stock, grilletti a manovella, dispositivi Drop In Auto Sear, kit di conversione, caricatori o cinture porta-munizioni) e quelle che danno istruzioni per costruire tali prodotti o per trasformarli, come le app che spiegano come trasformare un'arma da fuoco in arma automatica o con capacità di simulazione di colpi automatici.

  • App che presentano rischi per i bambini - Vietate anche le app con contenuti che “sessualizzano” i minori, intendendo con questo termine tutti quei contenuti che attirano i bambini, ma che alla resa dei conti contengono temi per adulti (spesso definiti Elsagate). Se veniamo a conoscenza di contenuti con immagini pedopornografiche, ha voluto inoltre sottolineare Google, li segnaliamo alle autorità competenti ed eliminiamo gli account Google delle persone coinvolte nella distribuzione.

  • App realizzate appositamente per gli annunci - Con le nuove policy vengono rimosse anche le applicazioni il cui scopo principale è pubblicare annunci. È il caso, ad esempio, di tutte quelle app in cui vengono inseriti i cosiddetti "interstitial", vale a dire tutti quegli annunci che si frappongono all’interno di alcune transizioni chiave dell’esperienza utente, dal normale clic agli scorrimenti, fino al caricamento di un livello di gioco.

  • App che cercano di ingannare gli utenti - Le applicazioni, spiega Google, devono contenere comunicazioni precise relative alla loro funzionalità senza ingannare gli utenti. Da qui li’idea di rimuovere gli account degli sviluppatori o le app che commettono furti d'identità a danno di persone o di organizzazioni oppure che travisano o nascondono informazioni sulla propria proprietà o sul proprio scopo principale. Sono inclusi, a titolo esemplificativo, le app che camuffano o nascondono il proprio paese di origine rivolgendosi agli utenti di un altro paese.

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Roberto Catania

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