Il ritorno del flipper, passione senza tempo
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Il ritorno del flipper, passione senza tempo

A New York è di nuovo di moda, mentre l'Italia si prepara a ospitare per la prima volta il campionato europeo

Non ha mai fatto lo snob, nonostante fosse splendidamente sui generis. Così unico perché diverso dagli altri. Si è sempre mostrato a suo agio, riconoscibile, alternativo, in mezzo a quelle file di tubi catodici incapsulati in obliquo, così da lasciar scorrere le immagini ad altezza naso del giocatore. A lui uno schermo non è mai servito, una levetta nemmeno, giusto un bottone su un fianco e un altro su quello opposto: l'equilibrio di una simmetria. Il tempo di digerire una moneta e poi via con la sfida, su e giù sulle montagne russe del tabellone aggrappati alla frenesia di una pallina. Una saetta dai rimbalzi impazziti, deviata all'occorrenza da colpi proibiti, dagli azzardi con il brivido irruente del tilt.

Il flipper restava fieramente analogico in un mondo che già era digitale. Recitava a memoria il copione di un intrattenimento concreto, schietto, a portata di mano se non per quella plastica di protezione trasparente. Una barriera con affaccio su un microcosmo dove ogni azione aveva una conseguenza; un errore comportava una pena e un colpo da maestro garantiva una ricompensa, un bonus di punti celebrato da un’ovazione sonora. Senza nessun computer a improvvisarsi Dio dispensando vite, bonus, possibilità di forzare la realtà e riavvolgerla, a pagamento, fino il punto in cui ci si era interrotti. Ottenendo l’amnistia del game over con la tangente di un altro gettone.

Il flipper si è sepolto con le sue stesse mani quando si è arreso al compromesso, ha accettato di fondersi con quel mondo di cui in sala giochi era spettatore, vicino di casa, alternativa. È successo quando a sua volta è diventato videogame, luccichio sul solito schermo, intrattenimento inflazionato, persino elemento di serie del vecchio Windows. Passatempo per dita annoiate, pigre, capaci solo di strategie da tastiera. Ha svilito la sua sostanza, la sua ingombrante ragion d’essere, il suo peso specifico carico di suggestioni. Col tempo è diventato anticaglia, si è garantito una sopravvivenza di nicchia accettandosi come elemento d’arredo, oggetto da collezione, vanto per irriducibili. Attaccandosi l'etichetta orribile di vintage, che se non ha la consistenza di una lapide, di sicuro ha il senso lugubre di un epitaffio.

A New York, dove le sale giochi erano quasi del tutto sparite negli ultimi trent’anni, complice la crisi, la corsa sfrenata dell’innovazione che non ha tempo per i ricordi, e sì, certo, le console e i telefonini, oggi lo stanno riscoprendo. Il luogo di riferimento è sulla Third Avenue, si chiama «Modern Pinball NYC» e oltre al nome gli hanno dato anche un tocco contemporaneo. Ufficialmente è uno showroom dove si comprano macchine vecchie e nuove, che partono dai cinquemila dollari e arrivano ai quindicimila. Ma è soprattutto un posto per andare a giocare, a far rollare le palline e colpirle al momento giusto, quando possono fare più danni.

Ci sono giovani, non più giovani, nostalgici e avanguardisti, manager e commessi. Non ci sono gettoni: la formula è adeguata a una città che raziona, spezzetta il tempo anche per le sue passioni. Si hanno a disposizione 32 macchine e si pagano 7 dollari e cinquanta per mezzora, dieci dollari per un’ora e 20 per un giorno intero. In quell’intervallo, in quella fatta di divertimento saldato in anticipo, si può vincere, perdere e ricominciare tutte le volte che si desidera. I clienti arrivano da tutta Manhattan e non solo, si ha notizia di aperture imminenti, di un contagio giocoso, della voglia di recuperare una tradizione a cui, come a tante altre, è stata imposta una data di scadenza.

Anche in Italia il flipper sta conoscendo un revival. C’è la costola tricolore dell’Ifpa, l’International Flipper Pinball Association, che fotografa un movimento in rapida crescita. C’è una data che sancisce l’irrobustirsi di questa tendenza: il 21 marzo del prossimo anno, quando per la prima volta il nostro Paese ospiterà i campionati europei di flipper sportivo. Una riscossa dinamica, viva, che spazza via la polvere. Cancella la patina, quella sì snob e anche un po' gelosa di sé, del tristissimo vintage.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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