Turntable.fm, quando il "social listening" è un fiasco
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Turntable.fm, quando il "social listening" è un fiasco

Era un promettente servizio di streaming musicale con aspetti "social". Turntable.fm sembra ora in una sorta di vicolo cieco: vediamo perché

Nell'estate 2011 aveva goduto di qualche settimana di fama: Turntable.fm era però rapidamente finito nel dimenticatoio, datosi che in fondo non è che fosse così innovativo.

Sito pensato come una sorta di chat in cui condividere playlist musicali, la versione 2.0 di una chatroom testuale con musica aggiunta - il che non suona come particolarmente entusiasmante se avete visitato chat 3d e mondi virtuali in cui gli stream audio condivisi tra i presenti sono incorporati almeno dal 2007 - dopo un grande momento di entusiasmo e l'apparizione di Mark Zuckerberg in persona nelle chat, aveva visto il numero di utenti attivi calare bruscamente e di fatto non tornare mai ai livelli dell'effimero momento di successo.

Come mai questo servizio non è andato oltre i classici "15 minuti" di fama?

Turntable.fm necessita di un account Facebook per l'accesso; per i soliti noti problemi di licensing, è di fatto limitato ai soli Stati Uniti e nulla sembra essere stato fatto per espandersi oltre i confini nazionali.

Altre possibili spiegazioni per il fiasco? Oltre all'ovvia - e pesantissima - concorrenza da parte di Spotify e Pandora, di fatto il "social listening" proposto da Turntable.fm soffre per le sue stesse caratteristiche. Chi lo ha provato lo descrive come coinvolgente, ma allo stesso tempo il sito finisce per coinvolgere forse un po' troppo. Diversi utenti sembrano averlo provato intensamente per alcuni giorni, salvo poi rendersi conto che è meglio avere della musica di fondo mentre si lavora o si svolgono le faccende casalinghe, piuttosto che sprecare il proprio tempo in un altro social network.

Infine, nei primi mesi del 2012 si è messo di mezzo anche Soundrop, applicazione iOS che richiede la versione premium di Spotify e di fatto serve a godersi Spotify "in compagnia".

Qualche mese fa sono stati raggiunti accordi di licenza con le major, eppure manca ancora molto al repertorio offerto; secondo alcuni utenti anzi il repertorio sta perdendo pezzi. Diversi brani sembrano essere scomparsi dalle playlist: si capisce che gli aventi diritto non devono averne una considerazione così alta e non hanno molto interesse ad essere presenti in massa con il proprio catalogo.

Ci sono poi delle voci che vorrebbero il servizio muoversi verso un modello di ascolto meno interattivo e più passivo, magari a imitazione di Pandora. Ma di nuovo, perché gli utenti dovrebbero scegliere Turntable.fm se non offre nulla di particolare rispetto ai concorrenti?

Si dice che a un certo punto, mesi addietro, proprio Spotify fosse in procinto di fare un'offerta importante per acquisire Turntable.fm: bene avrebbe fatto Billy Chasen - CEO e cofondatore del servizio - ad accettare. Difficilmente capiterà un'altra occasione del genere...

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