Così la tecnologia sta cambiando il modo di visitare i musei
Roberto Catania
Tecnologia

Così la tecnologia sta cambiando il modo di visitare i musei

Audioguide, video, totem, postazioni multimediali, app e molto altro ancora: perché l’hi-tech può migliorare l’esperienza dei visitatori

Arte e tecnologia? Per molti sono due modi opposti di intendere la comunicazione, due approcci alla realtà che provengono da epoche distanti, che parlano lingue diverse, con tempi e modi di fruizione differenti.

Per fortuna, però, c’è anche chi scommette sull’incontro fra i due mondi, chi si oppone a quell’antica convinzione secondo cui l’innovazione ci allontani dalle opere, dalla storia, dal bello. Lo dimostrano tutte quelle soluzioni che sempre più spesso si vedono all’interno nei musei: audioguide, video, totem, postazioni multimediali, app interattive e molto altro ancora.

Chi cura gli allestimenti, questa almeno è l’impressione, sta insomma capendo che le nuove tecnologie non solo non sono dannose, ma rappresentano bensì un’eccellente opportunità per valorizzare l’arte in tutte le sue forme.

Un esempio molto concreto di ciò che può nascere dal connubio fra tecnologia e arte ci arriva dal restauro architettonico delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, un progetto fortemente voluto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e che ha visto il coinvolgimento di Samsung in qualità di co-finanziatore e provider tecnologico per gli allestimenti. L’idea, ben visibile a tutti coloro che da oggi si recheranno in Laguna, è quella di offrire al visitatore una serie di strumenti e di opportunità per migliorare il coinvolgimento nel percorso guidato, abilitando un vero e proprio viaggio multimediale nell’arte veneta del XVII e XVIII secolo.

Touch-screen, classi digitali e app intelligenti per arricchire la visita
Le 46 opere presenti nelle tre sale della nuova Galleria - fra cui capolavori di Gentile Bellini, Carpaccio, Veronese, Tintoretto, Canaletto, Tiepolo - possono essere ammirate “normalmente” oppure in maniera personalizzata, immersiva, grazie a una serie di innesti hi-tech. Nello specifico, Samsung ha corredato le tre sale del Museo veneziano con monitor touch-screen con contenuti multimediali e ha allestito una “smart classroom”, una classe digitale permanente, equipaggiata con 2 lavagne interattive di ultima generazione. L’accesso ai contenuti digitali è possibile anche attraverso un’app mobile scaricabile da Android o fruibili attraverso 30 tablet dislocati accanto ai principali capolavori esposti. L’obiettivo, ci spiegano i responsabili italiani della società, è far vivere l’esperienza museale in modo dinamico e coinvolgente, facilitando la comprensione del significato delle opere, della storia degli autori e del contesto storico e artistico in cui si collocano.

Ad ognuno la sua esperienza
Il fulcro dell'espeirenza risiede in un’applicazione mobile sviluppata per abilitare percorsi guidati e tematici da hoc per ogni genere di pubblico: adulti, studenti, bambini, genitori, fino ai portatori di disabilità, come ad esempio visitatori non vedenti e non udenti che, grazie rispettivamente all’utilizzo di strumenti tattili e all’enfatizzazione degli aspetti di percezione visiva, avranno la possibilità di fruire in maniera diretta e autonoma dei percorsi museali posti in essere nelle sale.

Roberto Catania

Il Tiepolo in realtà aumentata 
Le nuove Gallerie dell'Accademia di Venezia dispongono anche di un sistema di beacons dislocati lungo il percorso, vere e proprie sonde bluetooth che localizzano i visitatori all’interno del museo e propongono loro contenuti specifici dedicati per ogni singola opera. Molte di queste esperienze si basano su tecnologie a realtà aumentata: puntando il cellulare o il tablet verso i quadri, in pratica, è possibile avere informazioni di carattere generico, ricostruzioni in 3D, rappresentazioni grafiche di come appariva l’opera prima del restauro o di ciò che vedeva realmente l’artista mentre la componeva. Non manca l’esperienza ludica: una caccia al tesoro invita gli studenti e i visitatori più giovani a cercare fra le opere quelle che corrispondono a una serie di indizi suggeriti dall’applicazione.

Un percorso che è solo all'inizio
Quello fra Samsung e le Gallerie dell'Accademia di Venezia non è l’unico esempio di collaborazione fra istituzioni e realtà tecnologiche per lo sviluppo di nuove forme di interazione all’interno dei musei. Il Museo Santa Giulia di Brescia ha appena annunciato una collaborazione con Epson che darà modo a tutti i visitatori di indossare un paio di smart glass (occhiali a realtà aumentata) per immergersi nell'età romana e vedere le ricostruzioni degli edifici (georeferenziati e ambientati) in sovrapposizione al mondo reale; Acer e l’Associazione Restauratori e Restauri in Museo (RRM) si sono unite nella realizzazione di alcune postazioni multimediali per raccontare il restauro di alcune opere presenti nei principali musei milanesi (Pinacoteca di Brera, Museo Poldi Pezzoli, Museo Diocesano, Museo del Novecento, Castello Sforzesco).

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L’impressione è che il percorso di modernizzazione degli allestimenti museali sia solo all’inizio, e che le opportunità - sia per chi visita sia per chi gestisce il patrimonio artistico - siano davvero sterminate. Ma, è evidente, molto dipenderà anche dalla volontà (e dalle risorse) che le istituzioni metteranno in campo per assecondere questl’opera di rinnovamento.

Le nuove sale tecnologiche delle Gallerie dell'Accademia di Venezia

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Roberto Catania

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