WeChat contro WhatsApp
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Tecnologia

WeChat contro WhatsApp

I due servizi di messaggi istantanei, sempre più diffusi tra i giovanissimi, duellano a colpi di utenti, offerte, avvisi, protezione della privacy

Hanno ucciso gli sms e bastonato le chiamate a pagamento. Permettono di scriversi, parlarsi, scambiare foto e video sul cellulare senza spendere un centesimo. O meglio acquistando solo un piano internet da pochi euro. Insieme, l’americano WhatsApp e il cinese WeChat hanno oltre la metà degli iscritti globali di Facebook e tassi di crescita impressionanti. Sono due servizi di messaggistica istantanea senza transenne: l’iPhone comunica con gli Android, i Blackberry, i Windows Phone e viceversa.

Sono così simili da essere finiti a duellare: WhatsApp, lanciato nel 2009, ha creato malumori introducendo, a inizio 2013, un canone, per quanto minino.

WeChat, sbarcato nel nostro Paese a luglio, ha promesso che rimarrà gratuito. Il primo si è rinforzato offrendo i messaggi vocali; il secondo, che li aveva già a bordo, ha puntato sulla sacralità della privacy: non avvisa quando una chat è stata letta dal destinatario e non dice l’ora del suo ultimo collegamento. Informazione che WhatsApp invece rivela e che, come altre nuove dinamiche social, alimenta i litigi, scatena ansie da mancata risposta, fischia la fine di amori ai tempi supplementari.

Intanto il duopolio di WhatsApp e WeChat è insidiato da uno sfidantel giapponese: Line. In Italia è sbarcato da poche settimane, ma a livello mondiale ha appena sfondato il muro dei 300 milioni di utenti.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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