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Tecnologia

Quanto tempo spendiamo su Facebook? Ce lo dice Facebook

Il social network ha cominciato a integrare nelle app lo strumento che monitora le ore e i minuti passati sulla piattaforma per cercare di diminuirli

Facebook, si sa, vive del nostro tempo speso online. Per ogni click, per ogni messaggio inviato, foto visualizzata o video messo in play, l’enorme creatura di Zuckerberg guadagna soldi.

Però da qualche anno la strategia dell’azienda è cambiata. Quando si trattava del solo social network, il team doveva studiare i metodi migliori per farci restare connessi il più possibile mentre, da quando sotto il cappello della grande F ci sono tante app in più, quello stesso “timing” può essere diviso, quasi equamente. Pensiamo a Instagram a Messenger (che è un’applicazione a sé) o a WhatsApp; per non parlare degli Oculus Rift, altro oggetto che contribuisce ai ricavi della compagnia.

Meno tempo, più a lungo

Ciò ha portato Mr. Zuck ad una conclusione specifica: perché non far capire alle persone quanto  tempo passano effettivamente online, magari per consentire una riduzione, anche in termini di minuti di navigazione sulle applicazioni del gruppo?

Annunciato lo scorso agosto, l’idea prevede il lancio, sulle app per iPhone/iPad e Android, di uno strumento peculiare che indichi, minuto per minuto, l’ammontare delle proprie attività sulla piazza virtuale. Il tutto porterà ad analizzare metriche in giorni e settimane, con la possibilità di ricevere notifiche a intervalli prestabiliti, magari al raggiungimento di una soglia totale nell’arco di 24 ore.

La “dashboard”, ossia il sistema di controllo, sarà presto disponibile alla scheda Impostazioni e privacy, quindi su Il tuo tempo su Facebook, la sezione dove trovare le informazioni, attivare o escludere le notifiche.

Maggiore consapevolezza

Gli strumenti di controllo della presenza in rete stanno diventando sempre più presenti nelle piattaforme più utilizzate dalle persone. Basti pensare che proprio i due sistemi operativi per smartphone più famosi, iOS e Android, hanno integrato funzionalità del genere che spiegano quanto tempo si spende sui singoli software, anche qui, con l’opportunità di essere avvisati se si supera un certo limite.

Eppure, soluzioni simili sembrano solo una panacea per un male maggiore, che è quello della testa china sugli smartphone, per tante ore al giorno. È il paradosso stesso della tecnologia: abbiamo molti più motivi per essere connessi ma c’è bisogno di rallentare nella frenetica corsa all’online. Nessuna azienda hi-tech, di quelle principali a livello mondiale, sembra ancora pronta a dissuadere con più forza i propri utenti dal controllare il telefono o aprire un'app in maniera insistente, durante le 24 ore.

Problema privacy

Al di là di tutto, sorge un grande problema. Quella che si sta palesando dinanzi ai nostri smartphone è un’altra fonte di informazione che stiamo dando a Facebook. Come se non bastasse tutto il clamore suscitato da Cambridge Analytica, c’è anche il dubbio che tra qualche settimana, al massimo mesi, sia il social che i partner più vicini possano sapere quanto tempo passiamo su sito e app, magari anche a far cosa. Del resto, nell’era dei Big Data, tutto fa brodo.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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