Nuovo Google+, per l’utente che non deve chiedere mai
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Nuovo Google+, per l’utente che non deve chiedere mai

Hashtag automatici, tool di gestione e ottimizzazione delle immagini che funzionano senza l'intervento dell'utente e un nuovo layout. Big G comincia a trasformare Google+ da social network a piattaforma personalizzata per la fruizione dell'universo Google

Abbiamo semplicemente introdotto Google in Google Plus”. Con questa frase sibillina, Vic Gundotra ha voluto sintetizzare l’ingente quantità di novità introdotte con la nuova versione di Google+ . La cornice era quella della I/O Conference, dove tra un servizio di streaming musicale e un Galaxy S4 edizione speciale, un risalto importante è stato dato alla creatura social che Larry Page e soci accudiscono e allenano ormai da due anni.
Non è la prima volta che Google+ subisce delle modifiche, ma è la prima volta che queste modifiche vanno a stravolgere la sua natura di social network tradizionale per trasformarlo in qualcosa di molto simile a uno strumento esclusivo per personalizzare qualsiasi aspetto della tua vita in Rete.
Ogni novità introdotta con il nuovo Google+ sembra indirizzata a sgravare l’utente di qualsiasi fatica superflua raggiungendo un’estrema automatizzazione dell’esperienza social di Google.
Cominciamo da un elemento basilare per ogni social network: i post. Con il nuovo Google+ ogni volta che ti troverai a postare un nuovo contenuto (si tratti di un post, un link o un’immagine), l’algoritmo di Google lo prenderà con le pinze, lo esaminerà e gli appiccicherà autonomamente un hashtag. Anche nel caso in  cui un utente aggiunga di propria spontanea volontà un hashtag, Google+ si adopererà a trovare gli hashtag correlati a seconda del tipo di contenuto e della rilevanza dell’argomento.
In questo modo, Google si assicurerà che ogni contenuto postato sulla piattaforma sia opportunamente catalogato e, di conseguenza, inserito in un contesto più fluido ed esplorabile. In soldoni, questo significa che l’utente potrà utilizzare l’hashtag per accedere a contenuti correlati a quello postato. Basterà cliccare su uno degli hashtag di un post perché il contenuto si capovolga, come fosse una cartolina, mostrando istantaneamente altri contenuti di possibile interesse.
Un discorso analogo vale per le immagini, che nel nuovo Google+ assumono un’importanza di primo piano. Big G questa volta ha deciso di sfoderare tutta l’artiglieria software per presentare all’utente una serie di nuove funzionalità che promettono di automatizzare il processo di condivisione, ottimizzazione e gestione delle immagini. Il tool Auto Enhance, ad esempio, consente di modificare automaticamente i parametri delle foto scattate (contrasto, colore, nitidezza, luminosità, etc.) in modo da migliorare la qualità della foto (i puristi della fotografia hanno il diritto di imprecare). Auto Awesome invece è un tool che, a partire da alcune fotografie nei tuoi album, si dedica a realizzare animazioni, quadretti di famiglia e panoramiche. Esiste addirittura una funzionalità di backup automatico, che si occupa di salvare e ordinare le foto man mano che vengono scattate.

Questa tendenza all’automazione è sicuramente utile, ma in alcuni casi sembra spingersi un po’ troppo in là. Auto Highlight, ad esempio, si occuperà di passare in rassegna le tue foto in cerca dei volti delle persone nelle tue cerchie, luoghi riconoscibili in cui sei stato, decidendo automaticamente quali mettere in risalto e quali in secondo piano nella tua sezione Photo. A sentire Gundotra, Google+ si metterà persino a valutare quali foto siano esteticamente migliori.
Anche il comparto Hangouts è stato modificato, ottimizzando l’integrazione con i dispositivi mobile grazie a una nuova app dedicata. Oltre a questo, Google+ ha introdotto un nuovo layout, con un feed organizzato in due colonne di contenuti (come la prima Timeline di Facebook), ha creato spazio trasformando la barra laterale in un menù a scompasa e ha dato ancora più risalto alle immagini.
Al di là di queste migliorie, tuttavia, quello che è ormai lampante è cosa Google intenda fare della sua cratura social. Diverso tempo fa avevamo ragionato sul fatto che la strategia a lunga gittata di Mountain View non puntasse a sfidare Facebook in un attacco frontale, quanto a rivoluzionare il concetto di social network offrendo una piattaforma meno centralizzata e profondamente integrata in tutti i servizi dell’ecosistema Google. Le nuove funzionalità di automatizzazione offerte dal nuovo Google+ vanno a inserirsi nel solco ancora superficiale tracciato da Google Now. La cosa più probabile è che di qui a qualche anno, Google+ diventi l’abito d’ordinanza da indossare nel mondo virtuale di Google, una piattaforma distribuita costruita a misura d’utente, che ogni internauta potrà usare come quartier generale per una fruizione personalizzata del Web.

 

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Fabio Deotto