Tuenti, l'anti Facebook
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Tuenti, l'anti Facebook

Zaryn Dentzel, californiano, ha lanciato da Madrid il social network ispirato alla privacy

Fa effetto sentir dire a un americano, un ragazzone biondo proprio come ti immagini un boy di Santa Barbara in California, che “abbiamo bisogno di più società europee globali”.  Si sente un po’ europeo, in fondo, Zaryn Dentzel, 29 anni, fondatore e front-man di Tuenti, il social network nato in Spagna nel 2006, dove ha superato Facebook con 15 milioni di utenti ed è il primo sito per numero di visitatori (ha il 25% di tutto il traffico spagnolo su Internet).

Lui a fare la sua compagnia globale ci sta provando in quella socialnomics nata con Facebook e ora aggredita dalla rapida evoluzione delle specie. Tuenti in spagnolo sta per “Tu identitad” ma si legge come twenty, cioè 20, il numero reale di persone con cui di fatto riusciamo a interagire anche se abbiamo migliaia di amici, secondo i fondatori della piattaforma che sta facendo della privacy il suo cavallo di battaglia: niente indicizzazione su Google, possibilità di scambiare foto e altro solo con una cerchia ristretta mentre con tutti si può solo chattare, un tetto alla raccolta di amici (500).

Dentzel, atterrato per la prima volta a Madrid da adolescente con un programma di scambio per studenti, ha lanciato la sua idea a 23 anni, la stessa età che aveva Zuckerberg quando creò Facebook. Con un altro approccio e un’altra cultura ma con la stessa prospettiva americana.

La filosofia: «Noi vogliamo essere il miglior posto privato dove poter condividere informazioni in assoluta tranquillità». In Spagna ha funzionato, al punto che nel 2010 l’85% della sua start up è stata acquisita da Telefonica, che è la prima multinazionale del Paese, per 14,5 milioni di euro.

La strategia: «Avremmo potuto avere un finanziamento da un venture capital», racconta Dentzel, che adesso è amministratore delegato della società. «Ma a noi serviva un partner strategico per poter diventare globali».

La partita è in corso: Tuenti è già disponibile in 12 lingue (in Italia è attivo da un paio di mesi), ha raggiunto i 15 milioni di iscritti e ha appena rilasciato una versione beta dell’app per iPhone. «In Europa è più difficile lanciare un’impresa, fare assunzioni, trovare i soldi», dice Dentzel. «Ma quando ho deciso di partire l’ho fatto qui c’è meno competizione e c’è spazio per una grande compagnia globale. Se ci pensiamo nel digitale sono tutte americane. E poi agli spagnoli, come agli italiani, piace chiacchierarare più che agli americani», aggiunge ridendo. E ripete: «We need more european global companies» (Abbiamo bisogno di un numero maggiore di società europee globali).

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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