Facebook, un social network che ascolta (anche) i disabili
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Social network

Facebook, un social network che ascolta (anche) i disabili

Il social network ha attivato una squadra che si occuperà di rendere accessibile ogni contenuto anche a ciechi, sordi e altri disabili

Per molti disabili, navigare in rete e utilizzare servizi come motori di ricerca e social network spesso e volentieri è un incubo. La maggior parte dei siti non è attrezzata per offrire una buona compatibilità con i cosiddetti accessibility tool, ossia quelle soluzioni software e hardware ideate per consentire a persone cieche, sorde o affette da altri tipi di disabilità di fruire della Rete come chiunque altro.

Ma mentre quasi tutti i colossi del web si impegnano a scovare nuove nicchie di mercato da colonizzare, pochi sembrano interessati a risolvere il problema: è il caso di Facebook, che da ormai quattro anni ha attivato Accessibility Team, una divisione specializzata nel rendere il più possibile accessibile il social network a tutti quegli utenti che non abbiano la possibilità di interfacciarvisi in modo tradizionale.

Per farsi un’idea di quanto la questione sia cara ai piani alti di Menlo Park, basta fare un giro in una zona del campus chiamata Empathy Lab. Più che di un laboratorio si tratta in realtà di una stanza dotata di diversi tipi di postazioni, ognuna allestita in modo da costringere l’utente a utilizzare Facebook come se avesseuna particolare disabilità. C’è una postazione che può essere controllata unicamente con comandi vocali, un’altra che consente di utilizzare solo shortcut della tastiera, un’altra postazione ancora non offre alcun output visivo etc. L’Empathy Lab è stato creato per far sì che ogni membro dell’Accessibility Team possa calarsi concretamente nei panni degli utenti che sta cercando di aiutare.

Naturalmente, esistono già soluzioni software e hardware che consentono a un disabile di interfacciarsi con diversi servizi web. Una persona cieca può ad esempio utilizzare l’accessibility tool di Apple Voiceover per sopperire all’impossibilità di interpretare input visivi. Tuttavia, poiché siti come Facebook e Google vengono aggiornati e modificati ogni giorno, c’è il rischio che questi strumenti possano non funzionare correttamente o in modo continuativo. A detta di Facebook, è sufficiente tenere conto di questa necessità per creare un prodotto che escluda meno utenti possibili.

Del resto, per una persona non vedente, utilizzare Facebook può essere un sistema per socializzare con altre persone senza che la propria disabilità debba essere immediatamente evidente e in primo piano: “Facebook mi consente di controllare l’immagine che trasmetto di me e rompere alcuni pregiudizi per mostrare alla gente chi sono veramente.” ha dichiarato in proposito l'utente non vedente Jessie Lorentz.

Certo, i passi da fare sono ancora molti. Se infatti esistono sistemi come Voiceover che ti consentono di ottenere una descrizione vocale di quanto accade su schermo, rimane il problema delle immagini: i tool odierni non sono ancora in grado di offrire una descrizione funzionale delle componenti grafiche. Uno dei traguardi dell’Accessibility Team consiste nell’aver reso più “leggibili” le foto postate dagli utenti, consentendo a Voiceover di comunicare all’utente quando le foto sono state scattate e chi vi è stato taggato.

Il prossimo traguardo consisterà nell’attivare un sistema di riconoscimento delle immagini automatizzato, che permetta agli utenti non vedenti di sapere cosa viene raffigurato in un’immagine. Un obiettivo di cui si sta occupando però un altro team: il nuovo laboratorio che Facebook ha dedicato alle intelligenze artificiali.

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Fabio Deotto