Facebook e la comunità LGBT, Zuckerberg fa marcia indietro sui nomi reali
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Facebook e la comunità LGBT, Zuckerberg fa marcia indietro sui nomi reali

La scelta di forzare centinaia di drag queen a utilizzare il nome di battesimo aveva suscitato polemiche. Ora Facebook cambia idea. Ecco perché

Chiedere scusa, nel competitivo e testosteronico mondo dell’hi-tech, non va certo di moda. Anche di fronte agli scivoloni più pietosi, l’attitudine rimane inflessibile: negare, negare, negare, persino l’evidenza. Quando Tim Cook chiese scusa per le imbarazzanti mappe di iOS6, ormai due anni fa, la cosa fece inarcare diverse sopracciglia. Oggi è il turno di Facebook, una delle società più criticate degli ultimi dieci anni, e di certo non la più incline ad ammettere i propri errori.

Eppure, poche ore fa, il CPO di Facebook Chris Cox ha postato un intervento sulla propria timeline che si apre con un chiaro mea culpa:

Voglio scusarmi con la comunità drag queen, drag king, transgender e alla comunità estesa dei nostri amici, vicini e membri della comunità LGBT per il disagio che vi abbiamo creato nel gestire i vostri account Facebook nelle passate settimane.”

Cox si riferisce alla polemica nata attorno alla scelta di Facebook di intervenire per obbligare alcuni utenti appartenenti alla comunità LGBT a utilizzare il proprio nome di battesimo invece del loro nome fittizio. La cosa aveva suscitato feroci proteste da parte di quelle drag queen e quei drag king che si sono visti privare del nome con cui tutti li conoscono, impedendo loro di fatto di utilizzare il social network come avevano sempre fatto.

Oggi Facebook ha deciso di fare marcia indietro, spiegando così il proprio errore: “Un individuo su Facebook ha deciso di segnalare alcune centinaia di questi account come fasulli. Queste segnalazioni sono finite in mezzo alle centinaia di migliaia di segnalazioni di account fasulli che riceviamo ogni settimana, il 99% dei quali corrispondono a malintenzionati che dimostrano comportamenti riprovevoli: bullismo, trolling, violenza domestica, truffe etc...

Nel lungo intervento di scuse, Cox anticipa che Facebook farà in modo che gli utenti danneggiati potranno tornare a utilizzare il proprio account come prima, e per rendere ciò possibile modificherà la propria policy sul nome utente in modo ponderato.

Mentre la comunità LGBT festeggia la propria “vittoria” contro Facebook (con buona pace di quei social network, come Ello, che speravano di accoglierne l’esodo), ancora non è chiaro come farà Facebook a risolvere il problema senza rinunciare al pugno di ferro contro i profili fasulli.

La policy “real name” è un punto di forza che ha aiutato Facebook a guadagnarsi la fiducia degli utenti (che sono relativamente al riparo da truffe e troll), ma soprattutto quella delle compagnie pubblicitarie. Se la marcia indietro di su questo aspetto fosse totale - e quindi non ci fosse modo di valutare l'autenticità delle identità utente - i dati sensibili che il social network vende agli inserzionisti avrebbero meno valenza statistica, meno trazione commerciale e, in sostanza, meno valore economico.

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Fabio Deotto