Facebook Home, dite pure addio alla privacy
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Facebook Home, dite pure addio alla privacy

Mark Zuckerberg non ha avuto tempo tempo di dire "Home" che in Rete è scoppiato l'allarme privacy. Ecco perché Facebook Home potrebbe creare problemi inediti a livello di privacy

Da qualche tempo a questa parte, ogni volta che Facebook si presenta alla sua sconfinata platea di utenti con una nuova funzionalità o un nuovo servizio, sempre più persone prendono fiato e cominciano a calcolare a quanti etti della propria privacy dovranno rinunciare, anche solo per tenere attivo il proprio profilo su Facebook.

Non dovrebbe perciò stupire che, a poche ore dal lancio della nuova chimera app/OS Facebook Home , il Web sia già intasato di commentatori, addetti ai lavori e semplici utenti che gridano all’ennesimo attacco alla privacy. Il fatto è che, in questo caso, le prospettive aperte da questa nuova mossa di Menlo Park sono decisamente inedite.

Come abbiamo già spiegato nell’articolo dedicato , Facebook Home è una sorta di rivestimento social di Android che potrà essere scaricato a partire dal prossimo 12 aprile da Google Play o trovare installato direttamente in alcuni dispositivi al momento dell’acquisto. Grazie a Home, Facebook si assicura di barricarsi a un solo layer di distanza dall’utente, in una posizione che gli consente non solo di rendere più fluida e immediata la fruizione delle sua funzionalità, ma anche di recuperare maggiori informazioni sull’utente, la sua attività sul telefonino, la sua posizione geolocalizzata (grazie alle informazioni provviste dal GPS), sulle app che usa e sul loro funzionamento.  

Non solo, poiché il nuovo software si occuperà di scremare e pianificare l’ordine di invio delle notifiche di altre app a seconda delle connessioni dell’utente, e dal momento che sarà dotato di un app launcher che cosentirà all’utente di lanciare tutte le applicazioni dalla schermata principale, Facebook Home avrà modo di recuperare ancora più informazioni sull’infrastruttura di interazioni che intercorre tra l’utente e i suoi contatti.

Anche se registreremo alcuni dati associati con l’app launcherspiega in proposito Frederic Wolens, portavoce di Facebook “li utilizzeremo solo per ragioni di diagnostica interna, e raccoglieremo queste informazioni sono da un piccola e casuale porzione di utenti.

In molti però, rimangono scettici. C’è poi da tenere presente che probabilimente non passerà molto tempo prima che anche Facebook Home venga rimpinzato di ad pubblicitari. Questo vuol dire che ci potremmo ritrovarci messaggi pubblicitari iper-personalizzati anche sull’home screen? Zuckeberg non ha escluso questa possibilità (traduzione: sì).

Insomma, se fino a ieri Facebook, pur con la sua invasività e onnipresenza, era ancora una destinazione, un punto d’arrivo a cui si poteva ancora decidere se approdare o meno. Con Home, Facebook diventa un punto di partenza (o se preferite un punto di transizione obbligato), una cornice sottile che ricalca la porta d’ingresso dell’esperienza mobile. Non è un caso che Zuckerberg abbia tentato di far passare per semplice applicazione quello che in realtà è un surrogato di sistema operativo. Alcuni commentatori, come Om Malik su GigaOm, ritengono che a Menlo Park stiano prendendo tempo in attesa di sviluppare e lanciare un sistema operativo vero e proprio.

Ma il successo di Home è tutt’altro che scontato. Con questa mossa, Facebook ha provato a entrare in scivolata a recuperare la palla per vincere definitivamente la partita mobile. Rimane da capire se gli utenti gli permetteranno di segnare anche fuori casa, o se invece si concluderà con un pietoso palo o, peggio ancora, con un cartellino rosso da parte delle autorità per la privacy.

Alla luce di queste premesse, per certi versi, installare Facebook Home sul proprio dispositivo Android equivale a spalancare le porte a un implacabile Cavallo di Troia. Il che, beninteso, per alcuni può non costituire alcun problema. Nessuno è obbligato a prendersi cura della propria privacy o a proteggere i propri dati personali (e quelli dei suoi amici). È però consigliabile mantenersi informati, conoscere i rischi e le possibili vie d’uscita. Solo a quel punto si è veramente liberi di decidere se chiudere le porte della città o apparecchiare la tavola per sfamare Ulisse e compagni.

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Fabio Deotto