Facebook, i 5 esperimenti più assurdi che ha condotto sugli utenti
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Facebook, i 5 esperimenti più assurdi che ha condotto sugli utenti

Da chi si auto-censura, a chi diffonde panzane, a chi va a votare solo perché lo fanno gli altri: in questi anni Facebook ha studiato da vicino le nostre abitudini. Di fatto siamo le cavie del più grande laboratorio di ricerca del mondo

Da un paio di settimane andare su Facebook non è più la stessa cosa. Se prima avevi l’impressione di passeggiare per un’assolata piazza virtuale, pronto a spiare nel dettaglio le azioni di migliaia di contatti, e ogni tanto ti concedevi di urlare ai quattro venti come ti senti. Dopo che hai scoperto che Mark Zuckerberg e soci ti hanno usato come cavia da laboratorio , hai l’impressione di avere un gigantesco occhio puntato addosso, intento a monitorare ogni tua azione, ogni tuo click, alla ricerca di una nuova tendenza che possa diventare materia di studio.

È giusto che tu sappia che Facebook, e come esso qualunque colosso del web , attua esperimenti sociologici in continuazione, da anni, senza che tu o qualunque altro utente possiate accorgervene. È una cosa di cui va preso atto, se si è deciso di rimanere sulla piattaforma, magari approfittandone per scoprire come vivere l’esperienza “social” in maniera più responsabile.

Per questo, abbiamo voluto scegliere 5 fra gli esperimenti di massa più insoliti che Facebook ha condotto, che posso dare una mano a capire quanto Mark Zuckerberg e soci ci tengano sotto un vetrino.

1. L’auto-censura sulla piattaforma
Nel luglio del 2012, il team di studiosi facente capo a Zuckerberg ha analizzato il comportamento di quasi 4 milioni di utenti, andando a controllare quanti di loro cominciassero a digitare nella status bar degli aggiornamenti che poi non avrebbero mai postato. La ricerca è stata circoscritta a tutti gli status che superavano i 5 caratteri e che non venivano pubblicati entro 10 minuti dalla composizione. Risultato: il 71% degli utenti comincia a scrivere aggiornamenti che poi decide di non pubblicare. Insomma, quasi tutti si auto-censurano su Facebook, segno di quanto la piattaforma sia terreno fertile per il narcisismo più svariato.

2. La velocità di diffusione delle panzane.
L’estate scorsa, Facebook ha fatto un giro sul sito Snopes.com, una piattaforma che si occupa di sfatare post fasulli e leggende urbane. Qui il team di ricerca ha selezionato 200.000 post fotografici e ne ha seguito la diffusione sul social network. Risultato: le panzane su Facebook viaggiano alla velocità della luce, vengono condivise ad occhi chiusi e sfuggono a gran parte degli sforzi di individuarle. Tuttavia, Facebook ha anche scoperto che questo tipo di post vengono cancellati dagli utenti con una frequenza quasi 5 volte superiore rispetto al normale.

3. Se vai o no a votare lo decide Facebook
Durante le elezioni midterm americane del 2010 Facebook ha condotto un esperimento di massa su 61 milioni di potenziali elettori americani, presentando ad alcuni di loro un pulsante “I Voted” (“Ho Votato” in italiano) in cima al loro news feed, insieme all’elenco dei contatti che avevano già premuto il pulsante. A un gruppo di controllo invece il pulsante non veniva mostrato. Risultato: ad elezioni avvenute, confrontando l’attività dei vari profili Facebook con gli archivi elettorali, Facebook ha scoperto che coloro che avevano ricevuto il bottone nel news feed erano lo 0,39% più inclini a recarsi alle urne. Questo, se fosse confermato, significa che almeno 300.000 persone si sono recate a votare spinte dal comportamento dei propri contatti Facebook. Lo studio ha suscitato notevoli polemiche, soprattutto da parte di chi teme che Facebook abbia sfruttato questo sistema (o programmi di farlo) per spostare l’ago della bilancia politica verso il candidato scelto da Zuckerberg.

4. L’informazione secondo Facebook
Verso la fine dell’estate del 2010, Facebook ha sottoposto metà dei propri utenti di allora (il che significa 250 milioni circa) a un esperimento volto a stimare quanto la rete sociale incidesse nella “viralità” di un contenuto, e quanto invece dipendesse dalla capacità intrinseca di un contenuto di diventare virale. Per fare ciò ha selezionato 75.000 URL e li ha divisi arbitrariamente in “condivisi” e “non condivisi”, in modo che i primi apparissero nei News Feed degli utenti, mentre i secondi no. Risultato (ovvio): la prima categoria di articoli aveva chance molto più elevate di ottenere diffusione a tappeto. Questo esperimento dimostra, un’altra volta, come Facebook di fatto abbia il potere di controllare il tipo di contenuti che ogni utente riceve, un potere che potrebbe benissimo diventare una forma di controllo.

5. L’amore ai tempi di Facebook
Nel febbraio di questo anno, il team Data Science ha reso pubblici i risultati di una serie di studi volti a studiare il comportamento sentimentale degli utenti su Facebook. Tra le altre cose, il team ha scoperto che: gli utenti che stanno per cominciare una nuova relazione tendono a postare più contenuti al giorno, per poi diminuire drasticamente la frequenza una volta “accasati”; le relazioni che cominciano in inverno hanno più probabilità di durare; e la fede religiosa può essere un collante fenomenale per tenere insieme una coppia.

 

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Fabio Deotto