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Tecnologia

Uber, le novità per viaggiare in sicurezza

Tramite una notifica, l'applicazione spiega quali accorgimenti utilizzare per salire sulla macchina giusta ed evitare sorprese

Chiamate un Uber, magari in una città straniera sconosciuta all’ora di punta. Come voi, contemporaneamente, tantissime persone hanno la stessa idea. A un incrocio affollato, davanti a un hotel o a un negozio che fungono come ovvi punti di riferimento, regna il caos. E allora, è possibile, salite sull’auto sbagliata. Oppure, è un’eventualità remota ma non impossibile: vi trovate seduto al volante un autista non Uber, che ha tutta l’intenzione di fregarvi. Oppure non corrisponde alla persona indicata sulla app, con tutto il suo trascorso di feedback (per esempio un 4.9 che vi ha così positivamente impressionato mentre lo aspettavate), di numero delle corse fatte e altri dettagli per saperne di più sul suo storico di chilometri.

Per rendere tutto più agevole ed evitare incidenti di percorso di questo tipo, Uber ha lanciato il protocollo «Check your ride». Detta così sembra qualcosa di astruso e complesso, in realtà è un terzetto di semplici mosse da ripetere in modo automatico prima di ogni corsa per sentirsi al sicuro a bordo. Prima cosa: verificare la corrispondenza della targa tra quella indicata sulla app e quella della vettura che dovete prendere. Vi verrà quasi spontaneo, specie se siete nella situazione di cui sopra, impegnati a districarvi in un labirinto di lamiere. Non basta ancora: passo secondo, controllate marca e modello della macchina. Se aspettate una Toyota e vi sta attendendo una Mazda, qualcosa non torna di sicuro. Ultimo step, prima di rilassarvi, date uno sguardo alla foto che l’autista ha inserito nell’applicazione. Non dovrà essere il gemello siamese del vero se stesso (tutti scegliamo il nostro scatto migliore o un po’ datato), ma, di nuovo, se è irriconoscibile, fate in modo che in testa vi suoni un campanello d’allarme.

Avete ancora dubbi? Fingetevi sbadati e insicuri, chiedendo all’autista di confermare il vostro nome (o buttate un occhio sul suo smartphone, è ben visibile nell’applicazione dedicata ai driver). Comunque, ci penserà Uber stesso a farvi da promemoria, da oggi anche in Italia. L’azienda ha infatti deciso di attivare un banner ad hoc e inviare notifiche push a ciascun utente, invitandolo a completare la procedura: «Vogliamo che il protocollo Check Your Ride diventi una naturale associazione a Uber. Questa nuova funzione di notifica ricorderà agli utenti di completare i tre passaggi di verifica tutte le volte che inizieranno un nuovo viaggio» conferma Giovanna D’Esposito, general manager South West Europe di Uber. «Questo progetto» aggiunge «è una ulteriore dimostrazione dell’interesse che abbiamo nella sicurezza dei nostri passeggeri e di come la tecnologia possa dare un aiuto indispensabile in questo campo».

L’iniziativa s’inserisce infatti in un piano di strategie più vasto, che Uber porta avanti da anni. Tra queste, l’anonimato dei dati personali (l’autista non può sapere chi siete, così se si affeziona particolarmente a voi non potrà rintracciarvi); il supporto disponibile 24 ore su 24, sette giorni su sette, il monitoraggio Gps di tutte le corse e i controlli a cui sono sottoposti tutti gli autisti. Inoltre, sempre tramite l’applicazione, ciascuno di noi può condividere i dettagli del viaggio in tempo reale con un contatto. Così, se per esempio stiamo tornando tardi la sera in hotel, un amico o un familiare potrà seguirci virtualmente nel tragitto ed essere certo del fatto che abbiamo raggiunto la destinazione. Piccole cautele, che in casi estremi sanno rivelarsi risolutive.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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