OnePlus 3T: un Android per intenditori
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OnePlus 3T: un Android per intenditori

Abbiamo provato il nuovo smartphone della compagnia cinese che ha un obiettivo: non accontentarsi mai. E tra poco avrà Nougat

Lo slogan è alquanto chiaro: “Never Settle”, ovvero non crogiolarsi degli ottimi risultati, non sedersi sugli allori, non accontentarsi. È la linea operativa di OnePlus, startup hi-tech cinese che nel giro di tre anni (è stata fondata il 17 dicembre del 2013) si è ritagliata un posto di assoluto valore nel panorama mobile. In che modo? Con una politica attenta al portafoglio degli acquirenti e delle necessità dei più smanettoni, grazie a una serie di prodotti che è corretto definire di nicchia, perché indirizzati a chi di telefonini se ne intende.

Non a caso, le prime due generazioni, OnePlus One e OnePlus 2, adottavano il metodo dell’acquisto su invito, ovvero della necessità di possedere un codice univoco da inserire per finalizzare la spesa online. Quell’aurea di esclusività che ha guidato gli esordi del marchio è servita a identificare OnePlus come produttore di un qualcosa che valica le strategie consumistiche, per abbracciare logiche di mercato diverse. Eppure, il successo ha cambiato qualcosa, visto che con la “globalizzazione”, la compagnia ha eliminato il vincolo dell’invito, aprendosi alla massa. Un bene o un male? Difficile dirlo, sta di fatto che con un ritmo impressionate, oggi recensiamo OnePlus 3T, arrivato dopo soli 5 mesi dal precedente.

Stesso design

Identico a OnePlus 3, i cambiamenti maggiori sono sotto la scocca. Per questo esteticamente non si notano grandi differenze (nessuna in realtà), se non nella colorazione grigia più scura. Restano al loro posto anche il bilanciere del volume, il modificatore delle notifiche e il tasto di accensione, così come la porta USB di Tipo-C che, lo vedremo, diventa Dash Charge. Lo schermo misura 5,5 pollici ed è un Full HD. 

Sotto la scocca è molto diverso

Come detto, l’upgrade vero e proprio è nell’hardware, altrimenti questo OnePlus 3T non avrebbe avuto nemmeno ragione di esistere. Il processore è un rinnovato Snapdragon 821 quad-core (2x 2.35 GHz, 2x 1.6)  con scheda grafica Adreno 530. Le prestazioni, almeno sulla carta, sono migliori di OnePlus 3, ma a conti fatti non si notano passi in avanti lampanti. Il motivo? Lo Snapdragon 820 faceva già il suo bel lavoro ed è ancora una CPU valida in questo fine 2016. La RAM è ancora un mostruoso modulo da 6 GB, sprecati per quello che oggi può fare uno smartphone. Dai giochi in 3D alla creazione e modifica di file grafici e video, una dotazione del genere è davvero il top. LTE, Wi-Fi, Bluetooth e NFC sono al loro posto ma la memoria interna gode di un incremento importante che la porta fino a 128 GB, fondamentale per un prodotto che non supporta schede microSD.


La fotocamera

Tecnicamente la fotocamera resta da 16 Megapixel, ma secondo l’azienda ora il software riesce a gestire meglio gli scatti, aumentando anche la resa durante la registrazione video, grazie a una nuova stabilizzazione che mixa il lavoro del sensore con quello dell’algoritmo per un risultato più soddisfacente. OnePlus non ha perso l’occasione di spostare più in là la qualità della fotocamera anteriore, questa volta da 16 Megapixel, un vero record “quantitativo”, anche se sappiamo che per ottenere un selfie ottimale non basta la grandezza dell’ottica ma una serie di triangolazioni astrali che dipendono si dai pixel ma anche dalla luce naturale, quella ambientale, l’angolazione dello scatto e il focus degli elementi in primo piano. Certo, avere un dispositivo come il 3T è una buona base di partenza. Tutto perfetto? No, c'è da migliorare la comprensione delle modalità e le opzioni di cattura. Vada per l'essenzialità ma qui è tirata ai limiti. 

Software

In attesa di gustarci l’aggiornamento a OxygenOS 4, che vuol dire Android Nougat, ad oggi OnePlus 3T monta la versione 3.5.1 della personalizzazione del robottino verde di Google. L’interfaccia è sempre quell’incrocio pulito tra una rom stock e un minimo di adattamento alle necessità di chi costruisce il telefono. In questo caso una sezione “Shelf” (raggiungibile con uno swype da destra a sinistra) che consente di accedere rapidamente alle informazioni preferite e l’adattamento di alcune funzionalità (come il tasto fisico per le notifiche, il blocco delle app, la loro apertura automatica) che potranno rendere lo smartphone davvero a misura di chi lo possiede. Android 7 è dietro l’angolo (questione di giorni) e cambierà, in meglio ovviamente, le cose.  

Dash Charge

Discorso a parte merita la ricarica del dispositivo. Per quale motivo? Seppur sembrino come tutti gli altri, il cavetto USB di Tipo-C e il caricatore vero e proprio supportano il Dash Charge, la modalità con cui OnePlus permette ai suoi utenti di portare a termine un ciclo completo, da 0 a 60, in 30 minuti. Il vantaggio non è solo di avere un telefonino in forze nel giro di poco ma anche che non surriscaldi durante il processo di ricarica (l’energia viene accumulata e rilasciata dal modulo attaccato alla presa) e che prolunghi l’efficienza energetica nel tempo. A questo aggiungiamo che la batteria passa da 3.000 mAh a 3.400 mAh e che, con una gestione software avanzata, si dovrebbe arrivare fino a sera con una buona percentuale rimanente.

Comprarlo o no?

Tiriamo le somme: se avete un OnePlus 3, passare al 3T vi darà concreti vantaggi ma non così alti da giustificare la spesa. Per portarsi a casa l’ultimo nato servono infatti 439 euro (479 per il modello da 128 GB), che a giugno potrebbero essere investite in un OnePlus 4, da cui si attendono meraviglie più consistenti. In tutti gli altri casi, 3T è lo smartphone da avere se vi serve un compagno multimediale potente, versatile, con un’autonomia maggiore della media e un form factor decisamente interessante. Aggiungeteci un’interfaccia utente che è l’apoteosi della semplicità e dell’immediatezza: niente orpelli, niente app precaricate inutili ma solo quelle che servono per partire, al resto ci pensate voi.

A corredo del lancio, OnePlus ha messo in vendita anche delle nuove cover, come quella con effetto legno (nella galleria fotografica in alto), bella da vedere e forse un po’ troppo plasticosa ma fondamentale per proteggere il retro del telefono. 

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Antonino Caffo
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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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