Moto Z: così Lenovo rivoluziona lo smartphone
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Moto Z: così Lenovo rivoluziona lo smartphone

Connettori, magneti, moduli: la società cinese lancia anche in Italia il suo telefono “modulare”. Fra gli accessori anche una fotocamera Hasselblad

Dall'IFA di Berlino

Lo smartphone non è (ancora) morto, viva lo smartphone. Per buona pace di tutti coloro che vedono negli ultimi dati di mercato la classica crepa prima del crollo, c’è anche chi pensa positivo: Lenovo, per esempio.

La società cinese - che con Samsung, Apple, Huawei e Xiaomi - è una delle cinque grandi sorelle del settore mobile - è convinta di poter rivitalizzare un oggetto che da ormai troppo tempo appare uguale a se stesso. Con una ricetta semplice quanto ambiziosa: una nuova famiglia di prodotti - accomunati dalla sigla Moto Z - pensati per essere arricchiti da una serie di moduli esterni con aggancio magnetico: si va dalla fotocamera agli altoparlanti stereo, dal battery pack al picoproiettore, passando per le immancabili cover colorate. Insomma, un vero e proprio ecosistema di oggetti da attaccare - letteralmente - allo smartphone.

Come ti trasformo lo smartphone (in una mossa)
L’idea non è del tutto nuova per chi mastica di nuove tecnologie. Già questa primavera, Lg aveva provato a superare i limiti – fisici ancor prima che ideologici – dello smartphone, con il suo primo telefono modulare.

Con l’annuncio della nuova gamma Moto Z, però, Lenovo sembra aver trovato una migliore quadratura del cerchio. Merito di un particolare sistema di aggancio, basato su un connettore a 16 pin e su una serie di magneti posizionati lungo il profilo del telefono, che consentono ai nuovi eredi della dinastia Motorola di comporsi con i propri moduli come fossero dei mattoncini Lego.

Il vantaggio, rispetto a tutte le altre soluzioni analoghe viste (o immaginate) finora, sta nella velocità di "attrezzaggio": di fatto basta avvicinare il modulo esterno alla "schiena" del telefono (tempo stimato, 1 secondo circa) per stabilire il contatto, saldo ed efficace.

Moduli? Garantiscono gli specialisti
Non è questo il momento di spingerci in giudizi universali sulla validità (o meno) del progetto Moto Z. Anche perché, pima ancora di convincere i consumatori a spendere un extra-budget per acquistare moduli aggiuntivi, bisognerà persuaderli sull’utilità di portarsi appresso un corredo di oggetti da affiancare al telefono nudo e crudo.

L’idea appare comunque stuzzicante, anche per via dei nomi (altisonanti) che Lenovo è riuscita a coinvolgere: Hasselblad, per ciò che riguarda la parte fotografica, JBL per la musica, Incipio per ciò che attiene la batteria aggiuntiva. L’impressione, al di là di tutto, è che la trovata possa aiutare tutta l’industria di settore a vivere una seconda giovinezza. Nell’attesa che i dispositivi indossabili e tutti gli altri oggetti della cosiddetta next generation, si dimostrino abbastanza maturi (e utili) per convincerci a fare a meno del nostro vecchio smartphone.

Lenovo Moto Z e Moto Z Play: le foto

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Il nuovo Moto Z (al centro) con i suoi accessori, i cosiddetti Moto Mods: il picoproiettore, il modulo fotocamera Hasselblad con zoom ottico 10x, l'altoparlante JBL SoundBoost e il Power Pack Incipio.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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