Kill Switch, la legge che uccide gli smartphone (rubati)
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Tecnologia

Kill Switch, la legge che uccide gli smartphone (rubati)

Una legge impone ai produttori di smartphone di integrare nei prossimi dispositivi un sistema per resettarli da remoto. Un provvedimento nato dall'esigenza di contenere i furti, che tuttavia pone seri problemi di sicurezza

Lo hanno chiamato kill switch, un termine che a volerlo tradurre letteralmente significherebbe “interruttore letale”, ma che in realtà sta per “pulsante d’emergenza”. Stiamo parlando di una nuova trovata dei legislatori americani che, almeno sulla carta, dovrebbe servire ad aggiungere un ulteriore livello di protezione agli utenti di smartphone.

Ma andiamo con ordine.

Settembre 2013: nell’introdurre il nuovo iOS7, Apple svela al mondo una nuova funzionalità che consente di disattivare un dispositivo da remoto in caso di furto, consentendo nel contempo di cancellarne tutti i dati. La mossa ottiene l’effetto desiderato e, nei mesi a venire, il numero di furti di iPhone subisce una riduzione significativa.

Giugno 2014: a fronte dei buoni risultati ottenuti da Apple, e di statistiche che inquadrano un aumento del numero di furti violenti che hanno come oggetto degli smartphone (nelle città americane, il 65%), anche Google e Microsoft cominciano a sviluppare sistemi analoghi.

Settembre 2014: in California viene promulgata la legge n. 962 che impone a qualunque produttore intenda vendere i propri smartphone nel suolo californiano, di integrare nel dispositivo un sistema che consenta di disabilitarlo da remoto. Queste le parole esatte utilizzate nel documento:

La legge richiede che questa soluzione tecnologica, quando attivata, consenta di effettuare un reset completo, e impedire la riattivazione dello smartphone su una rete wireless da chiunque non sia un utente autorizzato.

In soldoni, questo significa che i produttori di smartphone, a partire da luglio 2015, potranno fare arrivare sul mercato californiano solamente dispositivi dotati di questo kill switch.

L’obiettivo dichiarato è quello di arginare l’escalation di furti violenti in città (uno smartphone disattivato vale poco o nulla, a meno che tu non riesca a rivenderne le componenti), ma c’è chi non è d’accordo . I carrier mobile in particolare.

La CTIA, un’associazione che rappresenta AT&T e Sprint, ha sollevato la questione sicurezza: dotare uno smartphone di un simile tool, potrebbe fornire agli hacker un tappeto di velluto per neutralizzare dispositivi selezionati.

Sebbene AT&T e soci abbiano tutti gli interessi a ostacolare il provvedimento californiano (il mercato delle assicurazioni smartphone del resto vale qualcosa come 7 miliardi di dollari), il problema della sicurezza non è così marginale.

Mentre qualcuno si preoccupa degli hacker, qualcun altro guarda nella direzione opposta, ponendosi un interrogativo piuttosto ragionevole: In che modo questo sistema potrà essere utilizzato dalle autorità statali e governative per gestire situazioni di ordine pubblico? Più specificamente: In un paese che ha fatto da culla allo scandalo NSA, quale sicurezza abbiamo che uno strumento simile non possa essere utilizzato in maniera poco democratica?

Intanto che proviamo a rispondere a queste domande, è il caso di prepararsi. Se dal luglio 2015 questa novità diventerà obbligatoria in California, è probabile che ben presto si estenda a tutto il globo. Anche perché difficilmente i vari produttori apriranno una divisione produttiva dedicata esclusivamente al mercato di San Francisco e Los Angeles.

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Fabio Deotto