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Tecnologia

Perché Apple ha bisogno di un iPhone economico

Attesa alla conferenza WWDC la seconda generazione di iPhone SE, con display da 6,1 pollici e dual-sim

Mancano poche settimane all’avvio dell’evento di Apple WWDC 2018, dedicato agli sviluppatori. Qui la Mela di Cupertino presenterà tante novità software ma forse anche hardware, tra cui l’iPhone SE 2.

Notch, Face ID, ricarica wireless. Tutto quello che volete, ma per vendere tanti iPhone ad Apple serve solo una cosa: abbassare il prezzo. Non lo farà, non almeno sulla famiglia di telefonini che la compagnia considera di alta gamma ed è per questo che nasce la linea SE. Lanciata nel maggio del 2016 con la volontà di far dimenticare il 5C, il cellulare di prima generazione seguiva un po’ la linea poi tracciata da Nokia con il 3310 moderno: riportare in auge un design classico dentro uno chassis con funzioni più in linea con i tempi.

Considerando il prezzo all’arrivo, 429 euro nella versione da 32 GB, l’iPhone SE è decisamente il modello low-cost di Apple; dove low-cost ha un significato del tutto diverso dal resto del mondo mobile.

Cosa sappiamo

L'analista KGI Ming-Chi Kuo, che ha una certa fama per essere a conoscenza di quanto accada dentro Apple con una certa previsione sui tempi, dice di essere certo che l’azienda produrrà due varianti di un iPhone economico, da 6,1 pollici, una con doppia SIM e l'altro con un solo carrellino per le schede. Con il beneficio del dubbio, questa potrebbe essere la mossa più sensata da parte di Tim Cook.

Schermo più grande

Ciò che ha frenato l’ascesa di iPhone SE era la diagonale del display. Un telefono da 4 pollici non si può davvero più vedere e anche i cinesoni da 100 euro partono oggi con tagli dai 5” in su. Nessuno, davvero nessuno, vuole uno smartphone piccolo, dove si fa fatica a leggere i testi, le foto e i video di Facebook non vengono fruiti come si deve e navigare sul web diventa scomodo. Punto 2: se molti di noi non sono soliti usare un cellulare dual-sim questo non vuol dire che la tecnologia non sia apprezzata. Ci sono molte persone che in passato hanno scelto marchi sconosciuti solo per beneficiare del doppio slot. Non è un caso se i top di gamma di Samsung, Huawei e altri abbiano introdotto di default la possibilità della seconda scheda in certi mercati, Italia compresa.

iPhone SE 2

  • Display: 6,1 pollici
  • Processore: Apple A10
  • RAM: 3 GB
  • Fotocamera: 12 megapixel, 5 megapixel per i selfie
  • Sistema operativo: iOS 11
  • Prezzo: 499 euro

Cambio di passo

Apple ci ha abituati a introdurre novità sostanziale col contagocce. Dopo due anni che tutti aspettavano un phablet ecco arrivare l’iPhone 6 Plus; a seguito dei suggerimenti (massì, chiamiamoli così) di chi sognava la stessa versatilità dell’interfaccia Android su iOS, la Mela ci ha dato il centro di controllo, così come la registrazione dello schermo e la registrazione in slow-motion. Ma il ciclo innovativo si è accorciato parecchio, divenendo più veloce. Basti pensare che a meno di un anno dall’arrivo del Galaxy S8 Tim Cook ha svelato l’iPhone X, che poi ha fatto un sacco di proseliti.

Insomma, dare al mondo un iPhone da 6,1 pollici e che non costi un occhio della testa non dovrebbe essere questa grande rivoluzione per Apple, non più di quanto lo sia svegliarsi al mattino e prendere il caffè con il dolcificante invece del solito zucchero.

L’iPad ha segnato la strada

Del resto, che le mire di posizionamento del brand tech più di lusso che ci sia avessero guardato più in basso era già parso chiaro qualche settimana fa, con il lancio dell’iPad 2018. 359 euro il cartellino per il modello base, 32 GB solo Wi-Fi, che diventano 489 euro per il 32 GB con pure il 4G. Quando è sbarcato in Italia nel maggio del 2010, l’iPad 3G da 32 GB costava 699 euro, oltre 200 euro in più del pari-gamma odierno (con le differenze del caso, ovviamente).

Apple ha dunque capito che proporre un prodotto per tutti non è poi così sbagliato. Anzi, con tutta probabilità l’iPad 2018 risolleverà le sorti del mercato dei tablet, in perdita flebile ma continua da diversi mesi. In un settore, quello degli smartphone, decisamente più complicato e aperto ai cambi di posizione, puntare per una volta sulla quantità e non solo la qualità potrebbe essere una mossa vincente.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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