SMS: chi ha detto che sono finiti?
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Tecnologia

SMS: chi ha detto che sono finiti?

Le aziende li utilizzano ancora per comunicare con clienti e partner. Il futuro secondo Mobyt, il provider italiano che piace all’estero

Dite la verità: quanto di voi utilizzano, ancora oggi, gli SMS? Se capita è perché non abbiamo campo per inviare un messaggio su WhatsApp o Line, o uno dei tanti service di messaggistica istantanea presenti oggi sul mobile. Eppure c’è un settore che riguarda gli SMS che pare tenere duro, grazie all’audience a cui fa riferimento, quello che parte da un’azienda per raggiungere i suoi clienti. A spiegarci meglio questo particolare campo dei “messaggini” è Giorgio Nani, CEO di Mobyt, provider specializzato nell’invio e ricezione di SMS ed MMS dedicato al settore business.

È proprio questo tipo di attività quella che, meno di altre, ha sofferto del declino degli SMS “tradizionali”, ovvero di quelli inviati tra privati nella loro quotidianità. A differenza della comunicazione classica, che si ha tra due conoscenti, quella basata su servizi specifici viaggia ancora, spedita, sulle frequenze degli SMS (meno degli MMS). All’interno ci siamo anche noi, almeno in un certo senso. Chi non ha mai ricevuto un messaggino inaspettato dal proprio operatore di telefonia mobile o domestica, oppure dal gestore dei servizi televisivi a pagamento a cui ci siamo affidati? Quella sorta di SMS dura ancora e la vedremo ancora a lungo. Il motivo è che un tale tipo di comunicazione è impensabile attraverso piattaforme terze, come app generaliste, per tante ragioni, in primis di privacy. Più plausibile lo sviluppo di app specifiche da parte dei singoli brand anche se la “via” degli SMS sembra essere ancora la più affidabile, riuscendo a valicare anche il rischio del digital divide (assenza di rete dati, scarsa velocità).

A che punto è il mercato degli SMS in Italia, è davvero in crisi?

I mercato degli SMS tra privati è effettivamente in calo. Per quanto riguarda gli SMS aziendali, quelli inviati nell’ambito di campagne di marketing o come supporto post vendita, sono invece in netta crescita. Solo per fare un esempio, Mobyt nel 2012 ha inviato circa 250 milioni di messaggi. Oggi in media ne inviamo un milione al giorno, basta fare il calcolo per rendersi conto della crescita che abbiamo registrato.

Quanto conta per le aziende che operano sul mobile l'avvento di app che permettono di non sostenere costi per l'invio di SMS ma solo per le connessioni? E' un'ulteriore "mazzata" alla dismissione degli SMS?

I servizi di instant messaging stanno riscuotendo un innegabile successo, ed effettivamente la loro diffusione è alla base del calo negli SMS tra privati. Tuttavia le app per la messaggistica non sono competitor degli SMS aziendali, che hanno tra i punti forza la quasi assoluta certezza della consegna del messaggio. Certezza che i diversi servizi di Instant Messaging non possono fornire, perché non è possibile sapere quale applicazione sia effettivamente utilizzata dal destinatario. Per questo, al momento, l’unica tecnologia davvero universale è l’SMS, disponibile su tutti i telefoni, vecchi e nuovi, all’orizzonte non ci sono soluzioni che possano sostituirla. Certo, oggi sui cellulari arrivano anche le email, ma i tassi di apertura tra queste e i messaggi di testo non sono comparabili: un SMS è una comunicazione istantanea, anche grazie alla intrinseca brevità del contenuto e personale. Senza contare che c’è molto meno spam, e questo conferisce assoluta credibilità alla comunicazione via SMS.

C’è quindi un futuro per il mercato degli SMS in Italia, almeno a livello corporate?

Le tecnologie al servizio della comunicazione online sono effettivamente mature, la sfida per il futuro è riuscire a mixarle in modi nuovi. Per quanto riguarda il nostro settore, ritengo che l’evoluzione sia strettamente collegata con la crescente diffusione degli smartphone, che darà l’opportunità ai marketing manager di ideare, attraverso gli SMS, campagne mirate e realmente interattive, caratterizzate dall’integrazione tra e-commerce, principali social network e siti aziendali. Il tutto supportato dai tassi di redemption tipici delle campagne di SMS marketing, estremamente più elevati dei servizi concorrenti.

Quello che sperimentiamo in mercati più evoluti in cui siamo attivi, come quello statunitense (ma anche Francia), è che si andrà verso una sempre maggiore convergenza dei servizi sui device portatili. Anche se oggi in Italia la propensione all’acquisto sul web è bassa, e ancora più bassa se si parla di acquisti in mobilità, le cose si evolveranno in fretta. E allora le campagne promozionali basate sull’SMS dovranno cambiare e i messaggi dovranno arrivare a contenere una call-to-action chiara ed eseguibile direttamente dal dispositivo, per offrire ai destinatari un servizio veloce, semplice ed efficace”.

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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