Huawei Mate 20 Pro: come sarà il primo smartphone a 7 nanometri
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Huawei Mate 20 Pro: come sarà il primo smartphone a 7 nanometri

Più veloce, più efficiente, e con due cervelli in grado - fra le altre cose - di tracciare i soggetti in movimento. Il debutto il prossimo 16 ottobre

Il futuro di Huawei è nelle mani di Richard Yu, e non solo metaforicamente parlando. Quando il presidentissimo della società cinese si presenta al cospetto dei giornalisti accorsi a IFA da ogni parte del mondo, tiene fra le dita l’oggetto che - questa almeno è la promessa - potrebbe cambiare il nostro modo di usare il telefonino

Sembra un francobollo, ma in realtà è qualcosa di molto più complesso: è il primo system-on-chip per dispositivi mobili creato con un processo a 7 nanometri. Per fabbricare questo minuscolo quadratino di silicio, spiega lo stesso Yu, Huawei ha assoldato più di 6.000 esperti fra risorse interne e ingegneri di TSMC (la società taiwanese che produce fattivamente i microprocessori per tutto il gruppo di Shenzhen) con l’idea di assolvere a una missione che solo qualche anno fa sarebbe parsa impossibile: raggruppare 6,9 miliardi di transistor in un centrimetro quadrato.

Un cuore, anzi otto, e due cervelli

Questo è nei fatti Kirin 980, il cuore che dal prossimo 16 ottobre - data di uscita del nuovo Huawei Mate 20 Pro - animerà i nuovi flagship della casa, un chipset con otto nuclei dinamici e due cervelli (NPU), una CPU più potente (+75%) ed efficiente (+58%), una GPU con una potenza di elaborazione grafica superiore del 46% e un'efficienza energetica migliorata del 17% rispetto alla generazione precedente.

Tanta potenza di fuoco si tradurrà in nuovi dispositivi in grado di avviare le app più rapidamente, gestire i carichi di lavoro e di gioco in modo fluido, anche in multi-tasking, il tutto con un occhio di riguardo per la gestione dei consumi. Rispetto alla precedente generazione a 10 nanometri, sintetizza Yu, le nuove unità da 7 nanometri consentiranno di incrementare la velocità del 20% e l’efficienza del 40%.


Dentro l'immagine, con intelligenza

La presenza di due NPU, ma anche di un doppio processore d’immagine (ISP), si rivelerà particolarmente utile in tutte quelle attività che richiederanno un’elaborazione intelligente, soprattutto in ambito fotografico.

Il nuovo Mate 20 Pro (e tutti gli altri smartphone Huawei equipaggiati con Kirin 980) potrà riconoscere fino a 4.500 immagini al minuto, con un incremento del 120% rispetto a Kirin 970, ma non solo. Saprà gestire i parametri d’immagine - ad esempio luminosità e contrasto - in modo differenziato anche all’interno di una stessa foto e sarà più efficiente nei processi più onerosi: un flusso video 4K consumerà il 23% in meno dell’energia richiesta dal singolo ISP del Kirin 970.

Ma soprattutto sarà in grado di tracciare in modo accuratissimo i movimenti dei soggetti all’interno di una scena. Ciò apre scenari completamente inediti per gli sviluppatori di applicazioni basate su video - spiega Yu - mostrando alla stampa la clip di un runner a cui viene cambiato lo sfondo in tempo pressoché reale.

Più veloce (e stabile) anche in connettività

Il nuovo Huawei Mate 20 sarà anche il primo dispositivo dotato di modem LTE Cat.21, il che - tradotto in soldoni - significa ancora più velocità in download (si arriva a un massimo di 1,4 Gbps contro gli 1.2 Gbps della precedente unità) e possibilità di aggregare gli operatori (carrier aggregation), anche tra diverse bande di frequenza.

Più delle soglie massime stuzzica però la promessa di una migliore ricezione nei luoghi nei quali si fa generalmente fatica a utilizzare il cellulare: chi utilizzerà un Mate 20 Pro o un altro telefono Huawei equipaggiato con Kirin 980 - assicura Yu - avrà più possibilità di rimanere agganciato al segnale rispetto ai telefonini della concorrenza, iPhone compresi, anche quando viaggia in treno e in metropolitana.

Per la riprova sul campo non bisognerà attendere molto: il prossimo 16 ottobre, a Londra, Huawei toglierà il velo al suo nuovo portacolori.

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Roberto Catania

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