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Tecnologia

Huawei FreeBuds 3, bassi al top e cancellazione del rumore personalizzabile

La nostra prova dei nuovi auricolari che, a un suono potente, abbinano la possibilità di decidere quanto escludere i disturbi esterni

Più che una recensione, questa è una confessione. Negli anni, abbiamo scartato pieni di speranze fin troppi auricolari che promettevano bassi potenti e una cancellazione del rumore degna delle cuffie di taglia large. In un modo o nell’altro, la promessa non era mantenuta. O perché la tecnologia che doveva ridurre i disturbi ambientali smussava le note più appuntite, restituendo una piattezza sonora desolante più che una profondità apprezzabile. O perché, di base, contenevano un grande inganno: era la robustezza della musica a non far sentire quello che accadeva nei paraggi, non un poderoso sistema di filtraggio. L’illusione reggeva a volume alto (con scarso piacere per il cervello e per chi orbitava nei nostri paraggi), ma bastava abbassarlo o spegnerlo del tutto per accorgersi che era tutto ancora lì: il chiasso della metropolitana, l’andirivieni di un locale affollato, il martellamento schizofrenico dei lavori in corso nel palazzo accanto.

Un festival nelle orecchie

Lungo premessa per dire che per le FreeBuds 3 di Huawei vale esattamente il contrario. Francamente, poco ci importa quali meraviglie tecniche ci abbiano strizzato dentro, quali chip minuscoli e mirabili le animino. Quello che conta è che i bassi sono degni di un dj set di un festival di musica elettronica. Fidatevi, siamo abbastanza conoscitori del genere (per approfondire, leggere quiqui) da poter dire che una hit di Martin Garrix, David Guetta o gli Swedish House Mafia, con questo impianto stereo in miniatura appeso ai timpani, suonano che è una bellezza. Per trasparenza, va detto che abbiamo effettuato la maggior parte delle prove con Tidal in qualità Master, che già è un bel guadagno, ma c’è da stupirsi altrettanto con lo streaming standard di Spotify. E non solo se si è discotecari: nel pop come nel country, l’audio è equilibrato, rotondo, una spanna sopra gran parte della concorrenza.

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Meglio tenere a bada il volume

Altrettanto per trasparenza bisogna dire che, specie se si esagera con il volume, chi è intorno a noi sentirà frammenti della canzone in riproduzione, ma basta regolarsi di volta in volta per non molestare acusticamente il prossimo mentre si tenta di non essere molestati a propria volta. Siamo comunque andati troppo avanti. Facciamo un passo indietro. Le FreeBuds 3 si abbinano allo smartphone in maniera immediata, quasi fulminea. La prima volta e quelle successive. Per esempio, quando riposano nel loro scatolotto e le si tira fuori per rispondere a una telefonata: giusto il tempo di schiacciare il tasto verde sul display, che già sono agganciate al cellulare. Nel nostro caso, avevamo a disposizione un P30 Pro e l’ultimo nato in casa Huawei, il nova 5T, che danno modo di leggere subito, sulla schermata principale, la carica residua sia delle cuffie che della custodia. Rotonda e non ovale, comoda da portare in tasca, incluse quelle dei jeans.

La app per pilotarle

Anche chi non ha un telefono della casa cinese, può comunque sfruttarle al meglio, scaricando l’applicazione «AI Life» disponibile per Google Play Store oltre che sulla App Gallery proprietaria del brand cinese. Avviando il software, oltre a poter regolare le scorciatoie per controllarle (per dire, un doppio tocco sulla loro superficie per far partire la prossima canzone o mettere la musica in pausa), ci si trova davanti a un volumone a tutto schermo. Sorpresa, non serve ad alzare o abbassare il livello di riproduzione, ma ad aggiustare la cancellazione del rumore sulla base dei propri desideri e della sensibilità delle proprie orecchie. Già, se la quasi totalità dei modelli della concorrenza si limitano a far accendere o spegnere la rimozione del brulicare della vita attorno alla nostra persona, qui si può personalizzarlo, tararlo sulla base dei propri desideri. Perché sia massimo, minimo, una via di mezzo se si vuole comunque mantenere una qualche consapevolezza di cosa sta succedendo nei dintorni.

Prezzo con promozione

Una funzione, per dire, che le nuove AirPods Pro appena svelate da Apple (la nostra prova in metropolitana la leggete qui) non hanno. Lì è quiete o chiasso, niente vie di mezzo. Peraltro, lato costi, ci vogliono 100 euro in più: gli auricolari di Cupertino sono in vendita a 279 euro, quelli di Huawei a 179 euro. E, grazie a una promozione dedicata, chi le acquista entro il 2 dicembre riceverà in omaggio un caricatore senza fili.

Forma universale

Le FreeBuds 3 non hanno i gommini, ma i loro designer garantiscono che sono state progettate per adattarsi agevolmente a ogni forma di orecchio. A chi scrive stanno benissimo, anche agitando la testa in modo concitato per tentare di farle cadere o durante un allenamento. Certo, ci rendiamo conto che la cosa non ha alcuna valenza statistica. A livello estetico, ricordano molto le AirPods prima maniera, con una stanghettina leggermente più lunga. Sono disponibili in bianco, come le rivali della mela morsicata, sebbene sembri opportuno considerare la variante in nero, quella che Apple finora si è rifiutata di sfornare e che invece ha carattere da vendere. Come il suono di queste cuffie, che mostrano i muscoli mentre si sbarazzano delle interferenze del mondo.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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