Niente porno su Glass. L’ha stabilito Google
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Niente porno su Glass. L’ha stabilito Google

Google ha cambiato la policy per gli sviluppatori di Glass impedendo di fatto agli sviluppatori di app per adulti MiKandi di lanciare Tits and Glass, la prima applicazione porno per gli occhiali di Big G

Niente porno, siamo Google. 

Non ha resistito un giorno, nemmeno un giro completo di orologio la prima applicazione porno della storia specificamente sviluppata per gli occhiali di Google, è stata bruscamente ritirata. Il motivo è semplice: l’applicazione non rispetta i parametri fissati da Google per lo sviluppo di software per Glass (o Glassware che dir si voglia). Parametri che sono stati magicamente modificati nella giornata di sabato, due giorni prima che l’app venisse ufficialmente lanciata.

Andiamo con ordine. Questa storia inizia settimana scorsa, quando MiKandi, la più grande piattaforma per la vendita di applicazioni mobile per adulti, annuncia di stare lavorando alle prime applicazioni hard progettate appositamente per i futuristici occhiali di Google. La notizia ci mette poco a fare il giro della Rete, seminando una lunga scia di polemiche e raccogliendo i primi entusiasmi. Ma in particolare, a far sentire la propria voce sono alcune associazioni per la difesa della privacy, che nell’ultima settimana si presentano alla porta di Larry Page, chiedendo che faccia qualcosa per impedire che la sua nuova diavoleria tecnologica possa essere utilizzata per fini poco edificanti.

Arriva la giornata di lunedì 3 giugno e da Google ancora non è arrivato nessun verdetto, a MiKandi lavorano all’applicazione da tempo, il ferro è caldo di gossip, perciò lo battono come programmato e lanciano Tits and Glass , la prima applicazione porno per Google Glass. L’app è stata progettata per consentire di immortalare filmati e foto in soggettiva, per poi condividerle con una platea di “appassionati” che si estende anche a chi non possiede i magici occhiali (ma possiede un account Google+). A MiKandi sono convinti di essere in una botte di ferro, dopotutto Android è stato il porto felice che ha consentito loro di prosperare, lontano da quei bacchettoni di Cupertino.

Non passano otto ore (sufficienti a far nascere fenomenali neologismi come glasshole) e l’app deve essere già rimessa nel cassetto.
Quando abbiamo ricevuto il nostro paio di Glass e abbiamo cominciato a sviluppare la nostra app, due settimane fa, abbiamo passato in rassegna le condizioni d’utilizzo con molta attenzione, per essere sicuri di starci muovendo nella direzione consentitaspiega Jesse Adams, CEO di MiKandi “Abbiamo fatto un ulteriore controllo settimana scorsa, mentre lanciavamo il sito online e la versione di prova dell’applicazione. Nessuno ci ha notificato alcun cambiamento e ancora non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione da Google.” 

Cos’è successo? Da un giorno all’altro a Mountain View sono diventati dei puritani con i camicioni abbottonati fino ai polsi? Basta andarsi a leggere le nuove Developer Policies tempestivamente aggiornate da Google per capire che il problema non ha tanto a che fare con il porno in sé, quanto con le sue derive illegali:

Non accettiamo contenuti Glassware che contengano nudità, raffigurazioni di atti sessuali o materiale sessualmente esplicito. Google segue una politica di tolleranza zero nei confronti della pedopornogragia. Se verremo a conoscenza di contenuti pedopornografici provvederemo a contattare le autorità appropriate e a eliminare gli Account Google delle persone coinvolte nella loro distribuzione.”

Il puritanesimo a quanto pare non c’entra. La realtà è che Glass non è solo un prodotto nuovo, è un dispositivo senza precedenti, che punta a introdursi gradualmente nella vita di tutti i giorni, fino a diventare insostituibile. Per ottenere un simile risultato, Google non può permettersi che Glass diventi, ancor prima che un dispositivo utilizzato dalle masse, un orpello per maniaci del porno, o peggio, per stalker e pedofili

MiKandi mette le mani avanti, dice ai suoi fan di non temere, presto i suoi sviluppatori riusciranno a introdurre le modifiche necessarie a distribuire Tits and Glass senza paura di alcun veto. Ma probabilmente, dovranno aspettare che Google si conceda di essere meno apprensivo nei confronti della sua nuova e ancora indifesa creatura.

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Fabio Deotto