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Evan Blass/Twitter
Tecnologia

Google Pixel 4, cosa sappiamo finora. Di fatto, quasi tutto

Una pioggia di indiscrezioni ha svelato molti dettagli dei nuovi modelli che saranno presentati il 15 ottobre. Ecco i punti fondamentali

La vera sorpresa è se ci saranno sorprese. Perché tra indiscrezioni, spifferi, ma anche leak di immagini ufficiali, listini prezzi stranieri, persino scatti prodotti dalle fotocamere, si sa davvero molto del Pixel 4, il telefono di casa Google che verrà svelato ufficialmente il prossimo 15 ottobre. È «the most-leaked phone ever», per usare un’efficace definizione data dal sito The Verge. Intanto parlare al singolare non è corretto, in quanto gli smartphone saranno certamente almeno due, uno di taglia standard, l’altro in versione XL, quest’ultimo forse in una variante con connettività 5G. Dei primi due Evan Blass, il re degli spifferi hi-tech, ha pubblicato su Twitter quelle che dovrebbero essere il design e alcuni dei colori disponibili sul mercato. Le riproponiamo anche noi: un classico bianco (in apertura vediamo il modello XL), un curioso arancione, interessante almeno per la capacità di rompere con i classici schemi cromatici della concorrenza. In gamma, ci dovrebbe essere pure una terza variante, in nero.

Google-dentroEvan Blass/Twitter

I prezzi? Fino a più di mille euro. Forse

Lo stesso Blass ha cinguettato i prezzi che ci dicono pure i tagli di memoria disponibili, 64 e 128 giga (per la ram si parla invece di 6 giga). Il listino trapelato è in dollari canadesi, ma consente di farsi un’idea per ordini di grandezza. Il Pixel 4 parte dall’equivalente di 720 euro, il 4 XL dall’equivalente di 820 euro. Non è poco, anche perché tra tasse e dintorni, da noi queste cifre saranno verosimilmente arrotondate verso l’alto. Staremo a vedere. Di sicuro il top di gamma, la versione XL da 128 giga che in Canada sarà venduta a una cifra corrispondente a 929 euro, fa pensare che sul nostro territorio si sfonderà il muro dei 1.000 euro, portando l’ultimo nato in casa Google sugli stessi livelli dei modelli di prima fascia di Samsung, Huawei e compagnia. Che poi, per scheda tecnica e requisiti accessori, non è nulla di cui stupirsi troppo.

Un display con il turbo

Per le dimensioni dei display si parla di 5,7 pollici per Pixel 4 e di 6,3 pollici per il 4 XL. Lo dice il ben informato sito «9to5Google», che a questi tagli identici rispetto alla generazione precedente, aggiunge alcuni dettagli parecchio gustosi. Entrambi i modelli dovrebbero avere una frequenza di aggiornamento fino a 90 Hz, quello che pare essere il nuovo gold standard dell’industria. La stessa introdotta da OnePlus a maggio nel suo 7 Pro e confermata anche sul 7T svelato pochi giorni fa (e, secondo i bene informati, tra le caratteristiche chiave del 7T Pro che sarà presentato a Londra giovedì 10). Il dato non è solo un vezzo tecnologico, ma significa che qualsiasi esperienza con il display – dalla visione di un video a un videogame, finanche il passaggio da una foto all’altra su Instagram – sarà fluida, rapidissima, priva di interruzioni.

Sensori in cornice

A proposito d’interruzioni, il notch non ci sarà affatto, fagocitato da una cornice un po’ più pronunciata rispetto agli altri primi della classe. Non un difetto ingegneristico o una pigrizia sul piano del design, ma la necessità di ospitare una sensoristica parecchio elaborata, che oltre alla fotocamera frontale e all’altoparlante, integra un sistema elaborato per sbloccare il telefono tramite il riconoscimento facciale e quello per rilevare i comandi gestuali, di cui parleremo più avanti. Sul lato posteriore, in alto a sinistra come per gli ultimi iPhone, in uno spazio quadrato (di nuovo come l’ultima generazione della mela morsicata) ci saranno gli occhi principali – tre, com’è evidente dai leak – più il flash. Anche Google, ecco la grande novità, abbandona l’unica fotocamera, di cui era stato strenuo sostenitore. Scendendo nei dettagli, dovrebbero essere due fotocamere principali da 12 megapixel e un teleobiettivo da 16 megapixel, su questo si attendono i dettagli ufficiali. A prescindere da ciò, non contano o rilevano molto poco i megapixel di ognuna: anche con i modelli precedenti, Google ha dimostrato di sapere unire con intelligenza hardware e software per ottenere risultati notevoli in ogni condizione di luminosità.

Google-foto9to5Google

A prova di troppa e poca luce

Qui sopra vedete alcuni scatti che «9to5Google» è stato in grado di anticipare e che denotano la brillantezza anche quando la luce è molto scarsa. Addirittura, sarà possibile catturare un cielo stellato, un’impresa abbastanza impossibile per uno smartphone. E, tramite una doppia esposizione, si potrà avere la meglio sul sole nelle condizioni in cui batte forte e rende i dettagli dei nostri scatti quasi indistinguibili. Insomma, un salto di qualità sia di giorno che di notte.

Muoviti, ti guardo

Se dovessero essere confermate le indiscrezioni sulle batterie, parliamo di 2.800 mAh per il modello da 5,7 pollici e di 3.700 mAh per quello da 6,3. Un po’ meno rispetto alla concorrenza (il Mate 30 Pro, per esempio, si spinge fino a 4.500). Ma di nuovo, come per le foto, tutto è come quell’energia viene gestita e il principale vantaggio di un telefono targato Google, come per uno Apple, rimane la piena e totale integrazione tra hardware e software. Lato effetti speciali, citando per capirci il precedente illustre di Microsoft con Kinect, o i più recenti esperimenti di LG, per alcuni impieghi si potrà usare il telefono senza toccarlo. Gesticolandogli davanti. Per esempio, cambiando una canzone con lo stesso movimento che faremmo per girare, con le dita sospese in aria, una pagina di un libro immaginario. Non sono indiscrezioni stavolta, è stata Big G stessa a svelarlo in un video ufficiale. Che spiega dunque perché, sopra la cornice, dovrebbe esserci un sensore ad hoc per intercettare questo tipo di movimenti. Si tratta di una dinamica che finora non è mai veramente decollata, ma forse Google troverà il modo per farla entrare nel nostro quotidiano. A quanto è emerso, per raccontarla e spiegarla ci sarà un tutorial con protagonisti i Pokémon. Se ci hanno fatto andare in giro per le città a caccia di creature inesistenti, non è improbabile che ci convinceranno a gesticolare come apprendisti mimi davanti a un display.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell’attualità. Oltre che su Panorama e Panorama.it scrivo su Icon e Flair. Negli ultimi anni ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Moda 24 e Casa 24 del Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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