Google Foto: perché è l'app da avere
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Google Foto: perché è l'app da avere

Presentata ieri offre uno spazio illimitato e gratuito per archiviare le immagini sullo smartphone. Già disponibile per Android, iOS e via web

Un mezzo colpo di scena, almeno nei contenuti. Ci aspettavano Google Foto, è inutile negarlo. Sapevamo che Big G stava lavorando a come massimizzare gli anni spesi dietro a Google+ senza riuscire a far esplodere le potenzialità di una piattaforma che forse voleva fin troppo rincorrere gli schemi di Facebook pur essendo legata in tutto al mondo delle ricerche sul web. Nemmeno l’indice di gradimento rappresentato dal +1 è riuscito a far traballare i Like di Zuckerberg, oramai entrati nel gergo comune e nell’utilizzo quotidiano di qualsiasi contenuto prodotto in rete.

La parte da salvare

Allora Google+ era (è) tutto da buttare? Per nulla. Secondo alcuni ricercatori la maggior parte di chi utilizza le cerchie social di Mountain View lo fa per postare foto e guardare video di YouTube. Lasciando da parte il secondo aspetto, i tecnici statunitensi si sono concentrati su come tirare fuori il buono dalla condivisione delle immagini dei propri iscritti, magari incentivandone altri a lasciar perdere i vari Flickr e Instagram per dirigersi verso i propri lidi.

Come Apple, meglio di Apple

Google Foto è la risposta a tutto ciò. Presentato ieri durante la prima giornata della conferenza annuale I/O, dedicata agli sviluppatori,  quello che ha sorpreso non è il progetto in sé ma il fatto di donare a tutti, utenti Android, iOS e desktop, spazio gratuito e illimitato per salvare le foto conservate sul proprio smartphone, tablet e computer. Chi ha un device Android la conosce già visto che ha potuto apprezzarne le funzionalità nel corso degli ultimi mesi, quando Google l'ha lanciata come servizio a sé ma con qualche opzione in meno alla versione attuale. L’impostazione ricorda molto quella degli iPhone, con la possibilità di entrare nel rullino per guardare gli scatti organizzati per album, anni, volti e luoghi. Non è una rivoluzione ma l'app può diventare quell'ibrido tra cloud e social che alla concorrenza manca.

Backup d’emergenza

Di certo il grande vantaggio è per chi ha il pollice facile. Che si abbiano telefonini dotati di scheda microSD esterna o solo memoria integrata è oramai necessario avere un backup da qualche parte, meglio se sulla nuvola, il rischio di perdere tutto è un’eventualità che potreste affrontare con poca simpatia (esperienza personale). L’upload può avvenire in automatico o solo quando si è connessi al Wi-Fi, proprio come avviene con l’attuale app per Android ma con un’integrazione maggiore con le foto locali e qualche funzione in più, come la selezione veloce degli scatti premendo e scrollando verso il basso.

Con un occhio alla privacy 

Google non guarda solo ai fotografi occasionali ma anche a quelli più avanzati. Anche loro infatti possono utilizzare Foto per caricare immagini che superano i 16 megapixel con il limite di poter usare uno spazio limitato a 15 GB, oltre il quale entrano in gioco le tariffe classiche dello storage ideato da Sergey Brin e Larry Page. Non bisogna dimenticare il capitolo privacy. Le immagini, singole o raggruppate in album, possono essere condivise solo con determinati gruppi o utenti specifici, anche via WhatsApp. Un’opzione interessante è quella che consente di inviare foto al cloud tenendole nascoste agli altri a mo’ di collezione segreta da rendere disponibile, se si vuole, solo ad alcuni indirizzi email generando un link temporaneo. Quindi esperimento riuscito? Per ora si, ma il giudizio finale spetta a chi lo utilizzerà; ed è quello che a Google fa più paura.

Courtesy of Google

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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