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Tecnologia

Come sarà il telefono di Google

Ammesso che a Mountain View ci stiano davvero lavorando

Quanto è verosimile l’ipotesi di uno smartphone interamente realizzato da Google? Il pregresso della società ci induce a dire che no, non ha molto senso pensare alla grande G nelle vesti - tutto sommato inedite – di produttore di hardware. Larry Page e soci, non lo scopriamo certo oggi, hanno sempre preferito dedicarsi ai software e ai servizi, lasciando ad altri (i cosiddetti OEM) il compito di realizzare il famigerato pezzo di ferro.

Eppure c’è più di un indizio che porta a considerare l’ipotesi di un telefono progettato e costruito da Google. Ci sono innanzitutto le indiscrezioni, come quelle riportate dal Telegraph che è pronto a scommettere su un vero e proprio iPhone di Google, qualcosa di più del solito telefonino Nexus.

Con un telefono tutto suo, sostiene il quotidiano britannico, Google sarebbe in grado di controllare l’esperienza utente di Android nei minimi dettagli e senza dover dipendere da terze parti (Lg, HTC, Huawei per citare i partner più recenti). Tradotto in soldoni significa poter gestire gli aggiornamenti in tutta autonomia nonché eliminare alla radice tutte le varie applicazioni doppie che i produttori installano di norma sul sistema operativo .

Da Project Ara: lo smartphone di Google sarà modulare
C’è poi un progetto – denominato Project Ara – su cui Google ha investito fior di quattrini. È l’idea di un telefono modulare, che si assembla e si scompone proprio come una costruzione Lego.

Nel corso della conferenza con gli sviluppatori di quest’anno, Google ha spiegato che il kit per gli sviluppatori arriverà a fine 2016 così da consentire ai produttori di lanciare i primi modelli fatti e finiti nel 2017. E se, fra questi, ce ne fosse anche uno realizzato con la sola farina del sacco di Google?

Lo schermo? Un visore per la realtà aumentata
Un secondo progetto, denominato Project Tango, mira a trasformare lo smartphone in un oggetto più interattivo, capace di mappare in tre dimensioni gli ambienti circostanti per poi utilizzarli come contesto all’interno di applicazioni di realtà aumentata.

Google ci ha messo la tecnologia, produttori come Lenovo e Intel ci stanno costruendo intorno i primi dispositivi (li vedremo anche questi entro la fine dell’anno). Il che non significa che saranno gli unici. Google, scommettono i ben informati, starebbe lavorando su un phablet da oltre 6 pollici già nativamente predisposto per funzioni di questo tipo.

Un detterente contro le accuse dell'UE
A favore di un telefonino 100% Google ci sono, in ultimo, ragioni di carattere più istituzionale. In aprile, come qualcuno forse ricorderà, l'antitrust europea ha formalizzato l'accusa di abuso di posizione dominante nei confronti della società americana. Allo stato dei fatti, sostiene in pratica la commissione europea, Google obbliga i produttori di device a pre-installare alcune app – è il caso di Google Search e Google Chrome – così da evitare la concorrenza di altri produttori di software.

Un dispositivo integralmente fatto in casa, è evidente, risolverebbe il problema alla radice, lasciando a Google la libertà di decidere le regole del gioco. Un po’ come fa Apple sui suoi iDevice.

Tre motivi per dire no
Fin qui la ragioni a favore di una discesa in campo di Google. Ci sono però almeno tre motivi (oltre ai già citati trascorsi dell’azienda) che inducono a prendere certe voci con le dovute pinze.

Ci sono innanzitutto le dichiarazioni dell’azienda che, per voce del suo CEO, Sundar Pichai, ha appena ribadito la volontà di non volersi sporcare le mani con l’hardware, privilegiando i progetti creati in collaborazione con i produttori di smartphone.

Ci sono poi alcune banali considerazioni di carattere macroeconomico. Una su tutte: il mercato degli smartphone sembra aver perso lo smalto dei tempi che furono. Nel primo trimestre dell’anno, rileva Strategy Analytics, le vendite di telefonini intelligenti sono scese del 3% a livello mondiale. In questo senso, un eventuale ingresso sul mercato da parte di Google sarebbe quanto meno tardivo, per non dire azzardato.

Ma il motivo che sembra allontanare sul nascere qualsiasi ipotesi di smartphone Google-centrico sta forse nella mancanza di una vera leva strategica: a conti fatti, Big G detiene oggi più dell’80% del mercato grazie ad Android, un risultato che certifica la bontà delle scelte fatte finora dall’azienda.

L’hardware può attendere, insomma. Finché la sinergia con i pure vendor darà questi frutti, Google può continuare a concentrarsi sul software. Che è poi ciò che le viene meglio.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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