Apple potrebbe acquisire Waze. Ecco come cambierebbero le sue mappe
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Apple potrebbe acquisire Waze. Ecco come cambierebbero le sue mappe

Per risolvere il problema mappe Apple potrebbe decidere di affidarsi al software di perfezionamento mappe in crowdsourcing di Waze. Ma potrebbe non bastare

Mappe, mappe, mappe, e ancora mappe. Quella che nell'ultima metà dello scorso anno è stata incoronata ossessione numero uno per i colossi del mondo social, minaccia di farla da padrona anche nel neonato 2013. Solo stamattina abbiamo parlato di come Google stia programmando di piazzarci le sue mappe nell'abitacolo , ora dall'altra parte dell'Atlantico arriva la notizia secondo cui Apple sarebbe in procinto di acquisire Waze , una startup fondata in Israele nel 2009 nata per fornire informazioni in tempo reale agli automobilisti.

Mentre nel mondo hi-tech già si diffondeva l'eco di una possibile acquisizione di Foursquare , Apple starebbe dunque per concludere le trattative per rilevare un servizio che sembrerebbe tutt'altro che risolutivo per il suo problema mappe. Waze è un'applicazione mobile gratuita che consente a un automobilista di ottenere indicazioni stradali, consultare mappe e ricevere informazioni sul traffico in tempo reale. Per battere cassa, Waze si affida agli introiti derivanti dagli ad pubblicitari geolocalizzati che invia all'utente mentre è ancora in movimento (Devi far benzina? Tranquillo, ti porto io.) Il problema è che con questo sistema Waze fatica a rastrellare più di un milione di dollari all'anno .

E allora perché Apple dovrebbe sganciare la bellezza di 500 milioni di dollari per portare la startup tra le mura di Cupertino?

È piuttosto semplice: oltre a fornire informazioni geolocalizzate, Waze le crea. Per disegnare le sue mappe, per corredarle delle necessarie informazioni e per conoscere lo stato di salute del traffico, Waze si affida ai dati forniti dagli utenti che hanno scaricato l'applicazione. Questo significa, per fare un esempio, che quando un utente percorre per la prima volta una via, quella strada verrà tracciata istantaneamente sulle mappe Waze, se poi un certo numero di utenti percorrerà quella strada sempre nello stesso senso, Waze dedurrà che si tratta di un senso unico. Con i suoi 30 milioni di utenti, insomma, Waze potrebbe fornire alle mappe di Apple un'ancora alla realtà, arginando sensibilmente il rischio di ricevere informazioni geolocalizzate sbagliate.

Rimane da capire se Waze e Apple giungeranno a una stretta di mano ufficiale (a quanto pare, Waze vorrebbe 750 milioni di dollari). La strada per questa acquisizione, del resto, è già stata pavimentata. Lo scorso giugno infatti è stata diffusa la notizia che le nuove Mappe di Apple, avrebbero affondato le radici anche nel database dell'azienda israeliana.

Dopo aver mangiato diversa polvere, lo scorso settembre, con l'insoddisfacente debutto delle Mappe per iOS , Apple si è affrettata a mettere in moto tutte le macchine organizzative necessarie a suturare una ferita che rischiava di trasformarsi in voragine: sono rotolate teste ai piani alti , il team di sviluppo ha rinunciato al sonno, una squadra di talent scout è andata alla ricerca di esperti di geolocalizzazione da sottrarre alle altre aziende, Tim Cook ha perfino insegnato agli executive di Cupertino come si scrivono le lettere di scuse .

Ma è dura mettere al passo uno strumento tanto complesso come un'applicazione mappe, quando a bruciare le tappe davanti a te corre un atleta del calibro di Google. Se già il distacco tra le due applicazioni era abissale, con il lancio di Google Maps per iOS , l'azienda di Mountain View ha stretto ancora di più le grinfie sullo scettro di imperatore della geolocalizzazione.

Se davvero Apple riuscirà a chiudere l'accordo con Waze, potrà assicurarsi di ottenere informazioni derivanti dal crowdsourcing degli utenti, e fornire, a chi passa gran parte della giornata in un abitacolo, una ragione in più per dare fiducia alle sue mappe. Per battere Google, però, ci vuole ben altro. E, almeno per ora, il divario pare troppo marcato per essere chiuso a suon di acquisizioni.

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Fabio Deotto