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Tecnologia

NSA e Datagate: AT&T sapeva tutto

Per anni l’operatore telefonico avrebbe lavorato al fianco della National Security Agency per fornire informazioni su milioni di cittadini

Il caso scandalo della sicurezza informatica made in USA, scoppiato nel luglio del 2013 con il nome Datagate, non si ferma nemmeno ad agosto. È del 15 la notizia del New York Times e di ProPublica secondo cui la tanto proclamata innocenza degli operatori telefonici nei confronti delle azioni di monitoraggio globale della NSA sia del tutto fasulla, almeno in un paio di circostanze.

Ferragosto russo

Stando agli ultimi documenti resi noti dalla gola profonda Edward Snowden, AT&T, compagnia telefonica statunitense con sede a San Antonio in Texas, avrebbe lavorato a stretto contatto con la National Security Agency per consentire l’accesso a federali di milioni di comunicazioni all’interno degli Stati Uniti, sia telefoniche che testuali (sms ed email) avvenute sulle loro reti.

Quello che i file di Snowden mostrano è l’evidente “affiatamento” tra l’American Telephone and Telegraph Incorporated e la NSA, per tenere d’occhio eventuali emergenze di sicurezza nazionale grazie ad un sistema legislativo ancora troppo permissivo. Per capire in che modo, e con che tipo di autorizzazioni, AT&T veicolasse i dati alla NSA basta dare un occhio ad una richiesta di spiegazione della CNN all’azienda di telecomunicazioni. In risposta alle domande della testata americana, l’operatore ha spiegato che l’accesso ai suoi database avveniva, da parte della NSA, come conseguenza di un ordine giudiziario e in presenza di indagini obbligatorie da parte degli organi di polizia.

Oltre la legge

In realtà ci sarebbe dell’altro. All’interno del programma di sorveglianza deliberato dall’amministrazione Bush dopo gli attentati dell’11 settembre, AT&T avrebbe dovuto fornire unicamente le informazioni richieste, o l’accesso diretto, agli archivi riguardanti residenti negli Stati Uniti e invece pare sia andata oltre. Le prove fornite il 15 agosto da Snowden mostrano infatti come la compagnia abbia deliberatamente ceduto alla NSA le email scambiate anche da cittadini non americani; una palese violazione della privacy e di ogni forma di tutela dei diritti digitali.

Nessuna evidenza

Inoltre, riferendosi ad avvenimenti risalenti ad almeno quattordici anni fa (il primo contatto tra NSA e AT&T è dell’ottobre 2001) è difficile capire quali fossero le reali necessità di controllo del governo USA e in che modo si trattasse davvero di procedure finalizzate a prevenire attacchi terroristici o altri tipi di crimini. Immaginiamo però che il rapporto tra i due soggetti abbia fruttato molto all’ente visto che la base economica stanziata nel 2011 per il progetto Fairview è la più ampia mai avuta dalla NSA: 188,9 milioni di dollari, più del doppio di Stormbrew, ovvero della partnership con Verizon, considerata sinora la maggiore tra l’agenzia ed una TLC.

Giusto per chiarezza di informazione: i nuovi rapporti del giovane esiliato in Russia non mostrano mai il nome AT&T ma solo un codice che secondo il New York Times e ProPublica si riferirebbe senza ombra di dubbio all’azienda texana.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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