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Amber DeGrace, Flickr
Tecnologia

Minori e tecnologia: quando il giocattolo diventa incubo

I server di Vtech, produttrice di giochi e applicazioni per bambini, sono stati violati dagli hacker. Nelle loro mani migliaia di foto e messaggi

Più di una volta abbiamo evidenziato la necessità, per genitori e adulti, di evitare il post sfrenato di foto e video di bambini sui social network, per evitare conseguenze spesso disastrose. Eppure il manuale del buon navigatore non può ridursi a questo.

Il caso Barbie

In primavera Mattel aveva presentato Hello Barbie, una bambola dotata di modulo Wi-Fi che ascolta, registra e conserva sui propri server le voci dei più piccoli, che spesso parlano con i loro giocattoli, pensando che siano appunto solo giocattoli. Il caso della Barbie, tornato in auge in questi giorni ma di cui Panorama aveva già scritto a marzo, fa da contorno al ben più grave hack (violazione informatica) subito da VTech, multinazionale cinese del giocattolo, produttrice tra l’altro dello Smart Watch Plus, di cui abbiamo parlato qui.

Gli hacker di VTech

In un comunicato diffuso ieri, l’azienda ha spiegato di esser caduta vittima, a metà novembre, di hacker che si sono intrufolati in diversi sistemi interni, tra cui il Learning Lodge App Store (nel frattempo chiuso), uno spazio virtuale in cui acquistare app, ebook e altro materiale multimediale educativo per i bambini. Come si legge su Motherboard, canale tech di Vice, i cyber hanno ottenuto un folto archivio in cui sono conservati nomi utente, password, indirizzi email e di residenza di oltre 4 milioni di persone, oltre a quelli di circa 200 mila bambini.

Foto di bambini online

Ma la scoperta peggiore è stata un’altra: sui server di VTech, divenuti accessibili agli hacker, c’erano (e ci sono ancora) migliaia di foto di genitori e bambini, scattate attraverso i giocattoli connessi (tablet, smartphone) e le app sviluppate dalla società, tra cui Kid Connect per iPhone e Android. Con un’applicazione del genere, i bambini, attraverso un comune smartphone, possono scattare foto, riprendere video e registrare brevi spezzoni audio da inviare ad altri amici, parenti o agli stessi genitori, magari usando un telefonino secondario capace di connettersi alla rete.

Il web: un posto insicuro per i più piccoli

Per ammissione degli hacker, i file multimediali ottenuti in via incidentale, non saranno pubblicati o scambiati con altri “colleghi”. Anzi sono stati proprio loro ad evidenziare la necessità che contenuti del genere siano conservati in luoghi più sicuri, magari protetti da forme avanzate di crittografia e non alla stregua di chiunque sia in grado di aprirsi una breccia all’interno di infrastrutture aziendali.

Questione di etica

I giocattoli connessi e le app sono dunque un male assoluto per i bambini? No di certo, ma serve tanto buon senso nell'approcciare i figli ad oggetti digitali, soprattutto quando di mezzo c'è la loro privacy. La stessa coerenza va richiesta a chi produce forme di intrattenimento innovative; soggetti che devono assicurare adeguate misure di protezione per dati molto più che sensibili. In fondo questa volta gli hacker hanno deciso di graziare VTech ma la prossima volta potrebbero non essere così magnanimi.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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