In che modo l’iPhone limiterà l’accesso ai dati alla polizia
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In che modo l’iPhone limiterà l’accesso ai dati alla polizia

Con l'USB Restriced Mode su iOS 12, Apple rende più difficile sbloccare lo smartphone senza le giuste chiavi. L’FBI non sarà contenta

Si chiama USB Restriced Mode la funzione con cui gli utenti iPhone possono sentirsi più sicuri, sia nei confronti dei controlli illegali da parte della polizia che di malintenzionati e hacker con un accesso fisico al dispositivo.

Apparso per la prima volta nella versione beta di iOS 11.3 e poi in quella di iOS 12, la modalità di protezione interna farà il suo debutto ufficiale a settembre, al rilascio cioè del più recente sistema operativo di Apple per iPhone e iPad.

Come funziona

Di fatto, senza il Restricted Mode, chiunque, con una certa conoscenza tecnica e la giusta strumentazione, poteva sbloccare un iPhone anche se impostato con pin, Touch ID o Face ID. I metodi per aggirare le misure ci sono, e molti di questi sono nelle mani di aziende come Cellebrite, che ha aiutato l’FBI a violare l’iPhone 5C del terrorista di San Bernardino, dopo i continui rifiuti da parte di Tim Cook di aprire una breccia dentro iOS.

Di fatto, già l’USB Restricted Mode delle beta menzionate toglieva di mezzo quella che per molti era una comodità ma che rappresentava anche una certa rogna di sicurezza in quanto a privacy. Collegando il proprio iPhone al computer, con installato iTunes e l’accesso allo stesso account del telefonino, quest’ultimo poteva sbloccarsi in automatico, alla connessione del cavetto Lightning e, dall’altro lato, dell’USB al PC o Mac grazie alla visualizzazione dell’avviso Autorizza questo computer. Un beneficio, come detto, in termini di velocità nel sincronizzare file e quant’altro ma pure una procedura sfruttabile da terzi.

Cosa succede adesso

Se l’opzione di restrizione rendeva più difficile andare oltre la schermata di sblocco, senza immettere codice pin o farsi leggere l’impronta e il volto, quella definitiva su iOS 12 sarà ancora più limitativa, fermando sul nascere ogni tentativo di accesso se l’iPhone in possesso non è stato sbloccato da più di due ore.

Ciò dovrebbe impedire, almeno in teoria, l’ottenimento delle informazioni conservate sul dispositivo se non si hanno le chiavi di casa, ponendo a serio rischio il business milionario di Cellebrite e compagnia bella, tra cui Grayshift, marchio salito agli onori della cronaca per ila famosa GrayKey, una scatola che permetterebbe all’FBI (ancora loro) di introdursi in qualsiasi iPhone, tramite la rilevazione automatica dei codici numerici che sono alla base di qualunque opzione di sicurezza, come extrema ratio in caso di necessità.

Panorama più sicuro

Stando al sito Malwarebytes, che aveva scovato GrayKey, al prezzo modico di 15 mila dollari non poteva esservi melafonino inviolabile nel giro di tre giorni. L’USB Restricted Mode promette di togliere di mezzo, almeno fino al prossimo stratagemma, tale possibilità, attivandolo di default sugli iPhone. L’opzione è infatti modificabile via software, all’interno del menu della privacy. Non vi è motivo però di deselezionare tale voce che, seppur ci farà perdere qualche secondo in più, rappresenta comunque un passo ulteriore verso una migliore riservatezza della propria identità digitale.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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