Caso Diletta Leotta: 5 modi per proteggere le foto sullo smartphone
Duy Khang - HDK, Flickr
Tecnologia

Caso Diletta Leotta: 5 modi per proteggere le foto sullo smartphone

La vicenda della conduttrice mette in risalto la necessità di salvaguardare la privacy sui telefoni. Ecco qualche consiglio

Qualche ora dopo la notizia della violazione digitale subita da Diletta Leotta, cervelloni ed esperti di cyber-security sono divenuti tutto d’un tratto concordi con l’affermare che certe cose è meglio non tenerle sul cellulare se non si sa come proteggerle. Foto osé, video con il fidanzato ma anche immagini di bambini, figli e minori, sono costantemente oggetto della ricerca di qualcuno, che si tratti di un hacker o semplicemente di un ex ancora arrabbiato.

Non vale però l’assunto secondo cui bisogna evitare di conservare materiale privato su supporti che possono connettersi in rete, solo perché qualcuno potrebbe prelevarli anche se alla base vi è una verità assoluta: quando si tratta di smartphone bisogna essere molto prudenti.

Dato per assodato che nessuno dovrebbe far uscire dal proprio cellulare cose che non vorrebbe veder distribuite su larga scala (tramite WhatsApp, Facebook Messenger, Telegram e così via), esistono delle accortezze in grado di donare una certa forma di protezione in più qualora il telefonino dovesse arrivare nelle mani di qualcuno poco incline al rispetto della privacy. Clic a destra per continuare!

Il codice di sblocco

Quanto perdereste della vostra giornata a digitare ogni volta il codice segreto di accesso al telefono? Forse qualche minuto in tutto, un tempo decisamente minore del danno in cui incorrono coloro che non hanno impostato la forma più basilare di protezione sullo smartphone. Su Android va bene anche la sequenza di trascinamento, la lettura delle impronte e persino la scansione dell’iride. Siamo a livelli di FBI è vero, ma l’importante è non lasciare il cellulare sguarnito.

Soluzione: dal telefono si va su Impostazioni -> Privacy -> Sicurezza. A voi la scelta

No alle password tutte nello stesso posto

Molte persone tendono a tenere una nota sul cellulare che conserva tutte le chiavi segrete usate sui principali portali e servizi a cui si è iscritti. Hai voglia a chiamare il file “lista della spesa”, una volta entrati ci si mette un secondo a capire che in ballo c’è dell’altro. Bastano due minuti, una sigaretta veloce in pausa pranzo e una bella porzione della vostra vita digitale cade nelle mani del collega a cui avete fregato la promozione.

Soluzione: usare app come 1Password che, a fronte di una sola stringa segreta, tengono al sicuro gli account e le password personali.

Nascondere i contenuti e le app

Su Android qualche smartphone lo consente di default: basta andare nel menu con tutte le app e scegliere dalle impostazioni “nascondi app”. In questo modo si possono rendere invisibili l’archivio, il media player o la galleria. Ma ci sono anche soluzioni come AppLock su Play Store che permettono di bloccare l’accesso alle applicazioni, con la richiesta di un codice per entrare in quelle protette.

Purtroppo su iPhone non esiste una caratteristica del genere, ovvero non è possibile nascondere le app ma le foto si. C'è da scaricare un software come Private Photo Vault (gratis o a pagamento) con cui copiare le foto nell’archivio dell’app e cancellare dalla sezione Foto del telefonino. In questo modo i contenuti diventano del tutto privati e visibili solo alla digitazione di un codice segreto immesso in fase di impostazione. Esiste anche per Android.

Samsung ha introdotto una funzione simile con Knox (su Note7 si chiama “Area Personale”), un ambiente privato che si può attivare nei luoghi pubblici o quando il telefonino potrebbe essere usato da altri: si scelgono solo le app abilitate al funzionamento, mentre il resto della vita personale (galleria e WhatsApp compresi) restano fuori e accessibili solo con un codice.

Soluzione: nascondere le app, meglio se le intere cartelle foto e video con Private Photo Vault e simili.

Autenticazione a due fattori

Ne avevamo parlato quasi due anni fa e se ci ritroviamo a farlo è perché molti credono sia solo una perdita di tempo. Con l’autenticazione a due fattori si attiva un doppio procedimento di sblocco delle app sul cellulare con cui mettere al sicuro foto, video e materiale sensibile. Ogni applicazione ha il suo metodo di attivazione, da iCloud a Google Drive, passando per Dropbox, Facebook e Twitter: una volta abilitato verrà richiesto di inserire anche un codice ricevuto sul cellulare oltre alla password già in possesso.

Soluzione: il doppio processo di verifica è una realtà per tutti i principali servizi. Se qualcuno tenta di accedere al vostro account, ricevete un avviso immediato con cui poter cambiare subito la password.

Cancellare tutto da remoto

Mettiamo che vi abbiano rubato il telefonino e non volete far vedere a tutti le immagini dell’ultima vacanza al mare, o semplicemente quelle del battesimo di vostro figlio. Sia Android che iOS consentono di cancellare i contenuti da remoto, senza avere con sé fisicamente il dispositivo. La soluzione è ottima perché fin quando sul telefono c’è il vostro account potete accedere da qualsiasi postazione e gestire i file. 

Su iPhone si procede così: accedete a “Trova il mio iPhone” su iCloud.com; scegliete il dispositivo da resettare; inserite la password dell’ID Apple, il numero di telefono e un messaggio da visualizzare. Una volta terminato il processo, l’iPhone sarà come uscito dal negozio, privo di qualsiasi contenuto.

Su Android bisogna recarsi all’indirizzo android.com/devicemanager, scegliere lo smartphone da inizializzare e cliccare su “Cancella”. A quel punto vengono ripristinati i dati di fabbrica ed eliminate foto e video (anche WhatsApp). Ma non quelle sulla scheda di memoria. 

Inoltre attenzione al caricamento automatico degli scatti sui servizi cloud. Google Foto e Dropbox, ad esempio, non fanno altro che mostrare avvisi di attivazione dell'opzione, comoda per carità, ma poi dovete ricordarvi di cancellare tutto anche da lì se temete per la vostra privacy!

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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