Sex robot
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Tecnologia

Sex robot: fare sesso con un androide è moralmente accettabile?

C'è chi sostiene che saranno "cyber-schiavi" o che la loro diffusione renderà il partner umano un accessorio. Con lo sviluppo accelerato dell'intelligenza artificiale e di corpi sintetici conturbanti, il dibattito si accende

Negli Stati Uniti la stampa tecnologica l’ha battezzata «il lato oscuro dell’intelligenza artificiale», mentre quella tradizionalista la definiva «l’evoluzione del peccato». Era il 2016 e nel mirino c’era Westworld, una serie tv che poi ha avuto un successo planetario, Italia inclusa. Racconta un mondo futuro in cui androidi robot dalle sembianze umane sono pronti a soddisfare tutti i desideri (anche gli istinti primordiali) di uomini e donne in carne e ossa. Sullo schermo, il sesso fatto con un robot è sdoganato, anche se non è consenziente. 

Harmony, il sex robot della RealDoll

Sembra difficile da credere, ma quello che nella fiction poteva sembrare un futuro distopico, in meno di due anni dal primo episodio si è trasformato in realtà. I robot sessuali esistono. Si acquistano online (costano dai 5 mila ai 50 mila euro) e sono così simili all’uomo che si distinguono con fatica. Dimenticate la bambola gonfiabile che assomiglia a un materassino, l’americana RealDoll ha realizzato Harmony, uno dei più avanzati sex robot mai messi in produzione. «Si muove come un essere umano, la pelle è morbida e calda, respira e reagisce alle carezze. Ha un’intelligenza artificiale che le permette di rispondere a qualsiasi domanda, sostiene conversazioni brillanti ed è sempre disponibile per fare sesso» racconta a Panorama Matt McMullen, inventore e padrone della società californiana che la produce. «La vera novità è che puoi programmare la sua personalità tramite un’app dello smartphone, scegliendo tra 20 caratteri differenti» spiega soddisfatto McMullen. «Ma c’è di più, Harmony è in grado di comprendere le abitudini del suo proprietario, specialmente i gusti sessuali, e adattarsi». 

Androidi femminili o maschili, su misura 

I sex robot come Harmony si moltiplicano. Il mercato è in grande crescita, i produttori creano corpi perfetti con nomi come Roxxxy, Denyse, Isabel, Solana. E gli interessati a corpi siliconici intelligenti non sono solo uomini: ci sono tante donne che acquistano cyborg che si chiamano Michael, Nick, Steve, androidi in stile macho aitante e soprattutto super performanti. Dal Giappone agli Stati Uniti stanno aprendo «bordelli» in cui lucciole e gigolò sono umanoidi (uno aveva fatto scalpore anche a Torino, ma è stato chiuso d’autorità, ndr). 

I modelli in vendita diventano sempre più personalizzabili per soddisfare le fantasie erotiche degli acquirenti. Basta un esempio: RealDoll offre ai clienti la possibilità di comporre la loro partner umanoide scegliendo tra 14 tipi di vagina e 42 tipi diversi di capezzoli, infinite varianti di seno, glutei, bocche, colore degli occhi e della pelle. Si può inviare una foto e chiedere persino che il sex robot sia un clone perfetto della persona ritratta nell’immagine. 

Il business della tecnologia applicata al sesso 

Arrivati a questo punto della lettura, molti saranno quantomeno perplessi. Eppure, secondo gli esperti, la tecnologia applicata al sesso già oggi fattura 30 miliardi di dollari l’anno. Ed è destinata a impennarsi.

Il giro d’affari attuale arriva in gran parte dai sex toys, che stanno diventando sempre più tecnologici. Ultimo in ordine d’arrivo quello venduto dalla piattaforma PornHub, leader mondiale nei contenuti a luci rosse online. Disponibile nella variante «per lui» e «per lei», dispensa piacere con lo stesso ritmo con cui si accoppiano le persone sullo schermo. Un’esperienza di sesso robotico a distanza, altamente immersiva se si usa uno speciale visore da indossare, che gli americani hanno già catturato con una definizione: «tele-dildonics». Secondo il quotidiano inglese The Guardian, come la pornografia è stata una dei motori dello sviluppo dei servizi di streaming e dei pagamenti online con le carte di credito, così il futuro dei robot domestici (non quelli a luci rosse) arriverà in buona parte dalle ricerche scientifiche sui robot sessuali.   

Quale futuro per le relazioni tra esseri umani?

Viene da chiedersi quale sarà il futuro delle relazioni tra esseri umani se le macchine diventeranno i nostri partner in amore. Il dibattito sull’etica del sesso nell’era dei robot è divampato. La più acerrima nemica di questa evoluzione transumana dell’amore è Kathleen Richardson, professoressa di etica e cultura dei robot e intelligenza artificiale alla De Montfort University di Leicester in Inghilterra. Promotrice della Campagna contro i robot del sesso, sostiene che possedere un sex robot sia paragonabile a possedere uno schiavo. «Chi lo acquista pensa di essere un padrone assoluto, l’empatia umana svanisce e i corpi femminili saranno ulteriormente trattati come oggetti e mercificati. Poiché il sesso con i robot non è un’esperienza reciproca, ha molti elementi che lo accomunano allo stupro». 

Parole forti. Anche perché il dibattito etico non riguarda tanto i diritti dei robot, quanto le ricadute sugli umani. La paura della Richardson è che, alla lunga, gli uomini possano trattare le donne come fanno con le loro schiave robot. Ma c’è anche chi vede delle opportunità in questo fenomeno. La sessuologa britannica Michelle Mars prevede (e auspica) che questi avatar del sesso possano mandare in pensione la prostituzione umana e il turismo sessuale.

Il mondo medico per il momento resta alla finestra. Il Washington Post ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio realizzato dal St. George University Hospital di Londra. Conclusioni? I sex robot non devono essere usati nella pratica medica. Sconsigliato l’utilizzo anche per pazienti con problemi di libido, disfunzione erettile e disturbi della sfera sessuale. «L’impiego dei sex robot potrebbe peggiorare le cose» dicono gli esperti. E se dovessimo innamorarci di un robot? David Levy, famoso campione di scacchi britannico e tra i massimi esperti mondiali di robotica, nel suo libro Love and sex with robots spiega quanto sia semplice fare innamorare un robot di un essere umano: «Basta programmarlo». A quel punto, però, «l’uomo amato dalla macchina potrebbe decidere, più o meno consciamente, di contraccambiare». Quello che ne nascerebbe però non sarebbe amore, «bensì una sua forma deviata, che potrebbe condurre a gravi scompensi psicologici». 

Fare sesso con un robot è tradimento?

Ma fare sesso con un robot, in un rapporto di coppia, è da considerarsi tradimento? Lasciando da parte quanto insegnano al catechismo, in Italia una sentenza della Cassazione dell’aprile 2018 ha stabilito che basta molto meno: «Anche il solo navigare su siti di incontri è violazione dell’obbligo di fedeltà coniugale e, quindi, causa di addebito del divorzio». Uomini e donne avvisati, mezzi salvati. 


(Articolo pubblicato nel n° 49 di Panorama in edicola dal 21 novembre 2018 con il titolo "Cara, stasera ti tradisco con un robot)

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Guido Castellano