Come si trova una scatola nera in fondo all'oceano
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Tecnologia

Come si trova una scatola nera in fondo all'oceano

Nelle ultime ore utili per ritrovare l'aereo MH370 le speranze dei ricercatori si riducono a tre segnali radio e un sistema di triangolazione per circoscrivere l'area di ricerca. Intanto, la scatola nera potrebbe aver già smesso di funzionare

La corsa contro il tempo è agli sgoccioli, le condizioni atmosferiche hanno concesso un intervallo di clemenza e una flotta composta da 14 navi e 14 aerei sta pattugliando la zona con i sonar accesi; in tutto questo, la scatola nera del volo MH370 potrebbe aver già smesso di mandare segnali. Insomma: queste sono le ultime ore buone per la ricerca dell’aereo scomparso 32 giorni fa.

Il motivo è piuttosto semplice: l’unico sistema affidabile per recuperare un aereo precipitato sul fondo dell’oceano è affidarsi ai segnali mandati dalla sua scatola nera, le cui batterie tendenzialmente hanno un’autonomia di 30 giorni. Ma in questa tormenta di spari nel buio, c’è una buona notizia, anzi: tre.

Tra sabato 5 aprile e ieri, due navi sono riuscite a captare 3 segnali che potrebbero provenire dalla carcassa del velivolo della Malaysia Airlines. Questo significa che, anche se il dispositivo avesse già smesso di inviare segnali, i ricercatori hanno una pista da seguire e un raggio d’azione sufficientemente circoscritto entro cui operare.

Il perché ha a che fare con un processo investigativo che chiama in causa la geometria, chiamato triangolazione. In questo momento, quello che le autorità hanno in mano sono tre segnali da 37.5kHz, una frequenza che è coerente con il tipo di segnali inviati tipicamente da una scatola nera. La nave australiana e quella cinese hanno raccolto i segnali in tre diversi punti, il che consente di effettuare una triangolazione per ridurre l’area di ricerca a una dimensione accettabile.

Per fare ciò, gli investigatori opereranno un calcolo geometrico basato sull’individuazione di tre aree circolari aventi come centro il punto in cui il segnale è ricevuto. In parole povere: tracceranno tre cerchi attorno ai punti di ricezione e circoscriveranno l’area di ricerca all’intersezione tra i tre cerchi. Così facendo, potrebbero arrivare a concentrare le ricerche su un’aera di soli 10 chilometri quadrati.

Questa prospettiva introduce un elemento di speranza, ma si tratta di una speranza precaria, dal momento che c’è chi già esprime perplessità sull’effettiva affidabilità di uno dei tre segnali, quello raccolto dalla nave cinese.

I suoni nell’oceano tendono ad essere molto rifratti e possono perccorrere distanze molto lunghespiega in proposito Charitha Pattiaratchi, oceanografa della University of Western Australia “Ad esempio: abbiamo captato a Rottnest Island che erano stati emessi nell’Antartide. La nave cinese potrebbe aver ricevuto un segnale intrappolato nello strato oceanico superficiale. L’Ocean Shield australiano invece può andare al di sotto di questo strato e captare un segnale più diretto.

Nelle prossime ore, tutte le speranze sembrano appese al segnale raccolto dall’imbarcazione cinese, e salvo improbabili novità, a quello ci si dovrà affidare per restringere l’aera di ricerca. Le alternative non sono molte. Esistono metodi statistici e matematici che consentono di individuare i resti di un aereo disperso in mare basandosi sui movimenti delle correnti, ma c’è comunque bisogno di un primo ritrovamento, un pezzo di relitto, qualcosa insomma, e anche in quel caso le ricerche potrebbero durare troppo.

Il volo 447 Air France scomparso nel 2009, per dire, è stato ritrovato solo dopo due anni di ricerche con questo modello di investigazione.

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Fabio Deotto