Fujifilm X-T1, prime impressioni
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Fujifilm X-T1, prime impressioni

Primo contatto con la nuova mirrorless del produttore giapponese, una fotocamera che – per robustezza e qualità del mirino elettronico - punta ad accorciare le distanze dal mondo reflex

Se le fotocamere vintage stanno riscuotendo tanto successo una parte del merito va sicuramente a Fujifilm, marchio che sul filone del compatte dallo stile un po’ retrò ci ha costruito un’intera (e prolifica) famiglia. Stiamo parlando dell’ormai celebre Serie X, gamma di mirrorless dal design inconfondibile accomunata dalla presenza dell'innesto X-mount per l’attacco al parco ottiche proprietario (Fujinon).

Ultimo genita di questa generazione di “evil” che ammicca al fotoamatore dalla tracolla leggera è questa X-T1, una macchina che va a collocarsi in cima al catalogo Fuji, un gradino sotto la X Pro 1 come dimostra anche la quotazione di lancio: 1299 euro, solo corpo, 1649 euro in kit con obiettivo XF18-55mmF2.8-4 R.

UNA MACCHINA DALLA SCORZA DURA
Fujifilm X-T1 è la classica mirroless che fa dell’equilibrio fra solidità e compattezza il suo punto di forza. Il produttore giapponese è riuscito nella (difficile) impresa di scolpire una macchina rassicurante al tatto (il corpo è tropicalizzato come si conviene ai migliori attrezzi professionali) ma comunque snello. Le specifiche dimensionali (129 x 89,8 x 46,7 mm per 440 grammi di peso, inclusa batteria e scheda di memoria) sono lì a dimostrarlo.

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LE REFLEX NEL MIRINO
Ma la missione della X-T1 è un’altra: dare ai fotografi, soprattutto a quelli più smaliziati, un attrezzo che non faccia rimpiangere le reflex, soprattutto sul versate fotografico. Per questo motivo la fotocamera è stata equipaggiata con lo stesso sensore X-Trans CMOS II da 16 megapixel della X-E2, un’unità capace di controllare intrinsecamente l’effetto moiré e la generazione dei falsi colori mediante un originale filtro colore con una matrice a disposizione dei pixel altamente casuale. Così facendo Fujifilm ha potuto eliminare il filtro ottico passa-basso (OLPF) con tutto ciò che ne consegue in termini di definizione. Per quanto riguarda la parte di elaborazione tutto passa dal processore EXR II, qui ottimizzato per correggere la sfocatura ai bordi dell’obiettivo, la sfocatura per diffrazione (generalmente provocata dalla ridotta apertura del diaframma).

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NOSTALGIA DELLO SPECCHIO? NO
Il punto di forza della X-T1 sta però altrove, e più precisamente nel mirino elettronico, decisamente reattivo e arioso nel suo comportamento. Merito di uno sviluppo mirato per combinare visibilità (giova a questo proposito la componente grandangolare e il fattore di ingrandimento 0,77x), velocità (il tempo di ritardo è di soli 0,005 secondi) e controllo (ben quattro modalità di visualizzazione, Full, Normal, Dual e Ritratto).

L’autofocus – altro punto dolente del mondo mirrorless – è stato affidato a un sistema AF a rilevazione di fase incorporata dalle prestazioni abbastanza confortanti, almeno sulla carta: il tempo di risposta è di 0,08 secondi in scatto. Meno esuberante il comparto video, che può comunque contare sul supporto Full HD fino a 1080/60p (36Mbps bitrate), con la possibilità di registrare in modalità tracking AF fino a 8 fotogrammi al secondo.

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TUTTO SOTTO CONTROLLO
Decisamente ampia, come tradizione Fujifilm, la lista dei comandi fisici a disposizione del fotografo. La XT-1 mette sul piatto ben cinque selettori meccanici sulla parte superiore del corpo macchina, due ghiere di comando sulla parte anteriore e posteriore e sei tasti funzione completamente personalizzabili. Regolare velocità di scatto, compensazione dell'esposizione, sensibilità ISO, e modalità di scatto e di misurazione e tutte gli altri parametri "vitali" è questione di una mossa, o poco più.

La dotazione è completata dal Wi-Fi e dalla compatibilità con le schede di memoria formato SDXC UHS-II, un supporto che garantisce una velocità di scrittura dei dati in modo continuo di circa due volte superiore rispetto a quella di una scheda convenzionale.

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LEGGERA, MA SOLO NEL PESO
Nel complesso la XT-1 è quel che si potrebbe definire un bel giocattolino, una fotocamera che di leggero ha solo il peso. Tutte le migliorie tecniche rendono infatti la nuova mirrorless della Serie X un attrezzo piuttosto rassicurante per tutti coloro che temono di avere nostalgia di una reflex. Encomiabile, in questo senso, il lavoro fatto sul mirino elettronico e sull'autofocus. Anche la spesa, va detto, non è leggera (si parte dai 1300 euro solo corpo), ma chi conosce le opere recenti di Fujifilm sa bene che difficilmente la società sbaglia le valutazioni sul rapporto qualità-prezzo.

 

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Roberto Catania

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