Ecco perché non vorremo salire su un'auto senza pilota
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Tecnologia

Ecco perché non vorremo salire su un'auto senza pilota

I ricercatori hanno risolto tutti i problemi tranne uno, il più classico e fastidioso: il mal d'auto

Ce l'hanno detto in tutte le salse, al punto che per alcuni è già impossibile immaginare un futuro in cui si rimarrà bloccati nel traffico. I ricercatori dei diversi laboratori che si occupano di vetture automatiche stanno soppesando ogni possibile problema, per far sì che un’utenza abituata da decenni alle auto tradizionali non abbia problemi a montare su una senza pilota. Ma c’è qualcosa che non hanno ancora preso in considerazione, qualcosa che non ha a che fare con la sicurezza, né con l’intelligenza artificiale di bordo, né con le telecamere e i sensori di prossimità che sostituiranno l’occhio umano.

A quanto pare, ci è voluto uno studio del Transportation Research Institute dell’Università del Michigan per scoprire che, in un auto senza pilota, i passeggeri potrebbero prestare poca attenzione alla strada e finire per procurarsi violente nausee.

E dire che la cosa è piuttosto lampante, e molti tra di voi sanno a che mi riferisco: sei in vacanza con i tuoi, hai questo libro che vuoi leggere assolutamente (e va bene: questo fumetto), la mamma te l’ha detto di non leggere che poi le imbratti di nuovo i tappetini con le tagliatelle del pranzo, ma tu niente. Ed ecco che, puntualmente, nel giro di qualche curva il tuo stomaco scalcia per rovesciarsi nell’abitacolo, e non c’è travelgum che tenga.

È una questione fisiologica, dovuta al fatto che noi esseri umani abbiamo un orecchio interno che si è evoluto in un ambiente in cui le persone guardavano dove mettevano i piedi, e tendevano a non trastullarsi con storielle inventate mentre erano a bordo di vetture sparate a centinaia di chilometri all’ora su un’autostrada. Nell’orecchio interno ci sono queste specie di sassolini, chiamati otoliti, a cui è dato l’ingrato compito di aiutarci a controllare gli spostamenti del nostro corpo e a mantenerci in equilibrio. Quando il nostro corpo subisce spostamenti improvvisi gli otoliti si spostano segnalando al nostro cervello un movimento che, se non trova corrispondenza con l’input visivo catturato dagli occhi, può provocare vertigini e nausea.

Non è un problema da poco, considerando che uno dei motivi che potrebbe spingere la gente ad adottare un’auto senza pilota, è poter utilizzare il tempo in auto per fare altre cose. Secondo un sondaggio recente, tra le persone che hanno dichiarato di voler utilizzare un’auto automatica, solo il 46,1% dice che continuerebbe a guardare la strada, il 14%leggerebbe, il 12,7% scriverebbe messaggi o chiamerebbe al telefono, l’8,8%dormirebbe (sagge persone), il 7,8% guardarebbe un film, mentre il 6,2% lavorerebbe.

A parte dormire, sono tutte occupazioni a rischio nausea, ragion per cui, se davvero chi progetta vetture automatiche ha a cuore gli stomaci (e gli otoliti) dei loro futuri passeggeri, dovranno dedicare un po’ del loro tempo a escogitare soluzioni. Una possibilità sarebbe calibrare i movimenti dell’auto in modo che risultino più graduali; alcuni modelli potrebbero essere dotati di ampie porzioni trasparenti per aumentare la visibilità sulla strada; ma è più probabile che la soluzione avrà a che fare con l’orientamento dei sedili e con la loro inclinazione (se i passeggeri viaggeranno in posizione semi-sdraiata, il problema potrebbe essere ridotto).

In alternativa, potrebbero ignorare il problema e ricorrere poi a rimedi tradizionali. Il che significa che le Google Car del futuro, probabilmente, saranno dotate di una massiccia scorta di antiemetici e sacchettini di carta.

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Fabio Deotto