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Lavoro, oltre la metà del tempo va sprecato tra riunioni ed e-mail spesso inutili

Lo dice una ricerca di Microsoft, che rileva anche la mancanza di un’adeguata cultura tecnologica nelle aziende italiane

Rispondi a quella lunga catena di e-mail con in copia chiunque, spesso chi non c’entra nulla con l’argomento in discussione ma ci tiene comunque a dire la sua. Ti barcameni tra un meeting e una call che, di regola, si sbrodola ben oltre i tempi concordati. E così, in media, se n’è andata più di mezza giornata lavorativa. O meglio, non è cattiveria ma realismo, è stata sprecata. Perché basterebbe un approccio diverso per essere tutti più efficienti e avere maggior tempo libero a disposizione. Il famoso bilancio vita-lavoro, senza che il secondo debba prepotentemente schiacciare la prima. È una delle conclusioni più interessanti contenute in un’indagine europea sull’evoluzione dei modelli di lavoro presentata pochi giorni fa da Microsoft.

Lavorare meno, lavorare meglio

Già, Microsoft, la stessa azienda che in Giappone ha testato una settimana lavorativa di quattro giorni (dunque tre di riposo), ottenendo una soddisfazione plebiscitaria da parte dei suoi dipendenti nipponici e non è poi chissà quale scoperta. In parallelo, però, si è registrato un picco di produttività e una ingente riduzione nel consumo di elettricità e di carta. Insomma, un successo. Perché, storia vecchia eppure siamo ancora lì, non conta quanto si lavora. Ma come. Non benissimo, trasferendoci nel Bel Paese: dove le interviste condotte su un campione di 500 impiegati e 110 manager – quello europeo toccava invece quasi i 10 mila in 15 nazioni – hanno rilevato che il 59 per cento del tempo si disperde tra posta elettronica, meeting, interruzioni non necessarie e ricerca delle informazioni. Rami guasti più che secchi, che si potrebbero rivitalizzare con «un giusto mix di tecnologia avanzata per la produttività e la collaborazione e di cultura innovativa». Il tutto per «ottimizzare i tempi, aiutando i dipendenti a dedicarsi alle attività più importanti, a concentrarsi sui propri compiti e a realizzare il proprio potenziale». I virgolettati sono estratti dalla ricerca stessa.

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Innovazione senza sbocchi

Sembrano formule astratte, ma nascondono dei numeri ben precisi. L’indagine ha rilevato che è vero che le aziende innovano (il 95 per cento dei dirigenti nostrani ha raccontato che è successo di recente), che hanno fatto investimenti di natura tecnologica (il 54 per cento). Ma poi lo slancio si spegne, non coincide con uno sprint, si rimane incastrati nei vecchi schemi. Le riunioni fiume, i rulli di mail e così via. La causa? Scontata, dunque: l’assenza di una cultura tecnologica, seguita dalla difficoltà di un vero cambiamento culturale. È così, rispettivamente, per la metà e il 35 per cento degli interpellati per la ricerca. E invece quel cambio di consapevolezza pagherebbe, di nuovo in maniera misurabile: secondo quanto sottolinea Microsoft, le aziende che hanno saputo installare – ci si passi il termine informatico – una cultura dell’innovazione, in cui non solo batte un cuore hi-tech ma si supportano e promuovono nuove idee (hardware e software, di computer e cervelli, ecco) – si aspettano una crescita a doppia cifra nel corso dei prossimi cinque anni. Vale per il 22 per cento di loro, mentre solo il 7 per cento tra quelle meno avanzate si concede questo bonus di fiducia.

La tecnologia fa la differenza

Se la tecnologia comunque sa essere presente in modo massiccio, tanto vale non ignorarla, abbracciarla. «La tecnologia è un grande aiuto per le aziende italiane che intendono innovare il proprio ambiente di lavoro, ottimizzando produttività, collaborazione e accessibilità e permettendo a ciascuno di lavorare ovunque, in qualunque momento e da qualsiasi dispositivo» ha commentato Barbara Cominelli, Direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia, introducendo il concetto di flessibilità. Fisica e mentale. «Nel nostro Paese» ribadisce Cominelli «è indispensabile anche un cambio di passo a livello di cultura aziendale. Oggi, cloud computing e intelligenza artificiale offrono un valido supporto per ottimizzare l’esperienza lavorativa e potenziare le capacità umane. Le moderne soluzioni di produttività e collaborazione, come quelle incluse in Microsoft 365, permettono infatti alle persone di migliorare la gestione del proprio tempo, di trovare più velocemente le informazioni di cui hanno bisogno, di collaborare senza confini e di esprimere al meglio il proprio potenziale». Senza perdersi dietro mille e-mail, smarrirsi dentro archivi digitali o incastrarsi in un labirinto di riunioni.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell’attualità. Oltre che su Panorama e Panorama.it scrivo su Icon e Flair. Negli ultimi anni ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Moda 24 e Casa 24 del Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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