Ecco perché (e quando) parliamo con tablet e smartphone
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Tecnologia

Ecco perché (e quando) parliamo con tablet e smartphone

Uno studio rivela che gli adolescenti utilizzano la ricerca vocale (Siri, Google Voice) molto più degli adulti. E potendo lo fanno in bagno

Non ci vuole uno studio statistico per capire che tra gli adulti e gli adolescenti di oggi c’è un gap generazionale che va inevitabilmente allargandosi, e che gran parte di questo scarto ha a che fare con l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Chi ha un figlio adolescente si sarà trovato nella posizione di non sapere cosa siaSnapchat, il sexting, Pinterest e via dicendo. Parallelamente, chi ha dei genitori sufficientemente attempati si sarà fatto quattro risate vedendoli digitare ogni volta l’URL di Google nella barra di Chrome o accedere a YouTube dal browser del loro smartphone quando hanno installata un’app dedicata.

Ma uno studio commissionato da Google rivela che le differenze tra ragazzi e adulti, nell’uso della tecnologia, sono più significative di quanto si potrebbe immaginare, e si concentrano in una funzionalità in particolare: ll controllo vocale. Gli autori dell’inchiesta hanno intervistato 1000 utenti maggiorenni e 400 adolescenti americani e sono giunti a una serie di conclusioni interessanti.

Chi
Che si tratti di Siri, Cortana o Google Voice, la ricerca vocale viene utilizzata in maniera massiccia dai ragazzi americani di età compresa tra i 13 e i 17 anni (il 55% esegue ricerche vocali almeno due volte al giorno), mentre tende a diminuire in maniera vistosa man mano che l’età anagrafica aumenta (per gli utenti maggiorenni la percentuale scende al 41%). Questo divario è facilmente spiegabile se si considera che i ragazzi tra i 13 e i 17 anni sono tutti nativi digitali, sono abituati ad avere un rapporto stretto con la tecnologia e, soprattutto, non si sentono degli imbecilli (o dei “nerd” come hanno dichiarato alcuni intervistati) quando si mettono a fare domande al proprio smartphone. Al contrario, il 45% dell’utenza adulta ha dichiarato di provare imbarazzo nell’utilizzare il controllo vocale.

Quando
Non stupisce dunque che solo il 24% degli adulti dichiari di utilizzare interfacce vocali mentre è in presenza di amici. Gli adolescenti al contrario sembrano più disinvolti quando sono in compagnia (il 57% effettua ricerche vocali in presenza di altri), ma potendo preferiscono farlo quando sono in un posto sicuro (il 22% lo fa in bagno).

Perché
Gli adolescenti parlano con il proprio smartphone quando vogliono telefonare a qualcuno (43%), per chiedere aiuto quando fanno i compiti (31%) e per riprodurre un brano musicale (30%). Gli adulti invece lo usano principalmente per chiedere indicazioni (40%) o per dettare messaggi testuali (39%).

Questo tipo di inchiesta può tornare utile a Google per capire come calibrare in modo strategico la propria offerta di servizi (considerando che il 23% degli adulti utilizza la ricerca vocale mentre sta cucinando, ha senso lavorare su un tool per ricevere istruzioni culinarie senza dover staccare le mani dal tagliere, sfruttando Helpouts ad esempio); e può tornare utile a noi per prevedere che connotati assumerà il gap generazionale di cui abbiamo parlato a inizio pezzo.

Se questo trend giovanile prosegue, di qui a una decina d’anni possiamo aspettarci di trovarci circondati da persone che parlano più ai propri dispositivi mobile che tra loro. Se poi proviamo ad aggiungere Google Glass all’equazione, questo scenario si fa ancora più vivido.

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Fabio Deotto