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Stephen Chin, Flickr
Tecnologia

Perché la Silicon Valley ha bisogno del Daca per funzionare

L'abolizione del Deferred Action for Childhood Arrivals danneggerebbe soprattutto le multinazionali hi-tech fondate sul ruolo degli immigrati

Donald Trump vuole revocare il Daca, il programma che offre ai bambini trasferiti negli Usa illegalmente il diritto di vivere, studiare e lavorare nel paese per due anni, con rinnovi automatici se si rispettano alcune condizioni.

Una settimana prima della volontà espressa dal segretario generale Jeff Sessions, le principali compagnie della Silicon Valley avevano firmato una lettera che chiedeva all’amministrazione di non abrogare la norma, tutelando i diritti delle migliaia di lavoratori oramai stabilmente assunti nella zona in cui si concentra il cuore dell’hi-tech mondiale.

I documenti interessati

Non è un caso: gran parte degli 800.000 immigrati che hanno beneficiato del Daca si ritrovano oggi con visti che ricadono nelle categorie H-1B, L-1, E-2 e B1, quelle che il provvedimento riterrebbe fuori legge, e che si riferiscono a persone con un alto grado di formazione, specialisti, informatici, ingegneri e dirigenti che negli USA hanno portato cospicue fonti di investimento.

La protesta della tecnologia

Ecco perché durante la campagna per le presidenziali, i grandi nomi del settore (da Apple a Microsoft, passando per Google e molti altri) si sono detti pronti a fronteggiare eventuali decisioni limitative nei confronti dei dipendenti dotati di certificazione speciale, consci del fatto che senza di loro l’intera industria della valle del silicio non andrebbe avanti.

Qualche esempio

Lo scorso anno una ricerca della National Foundation for American Policy aveva analizzato 87 startup americane, valutate 1 miliardo di dollari e più, molte delle quali situate nella Silicon Valley, scoprendo un dato essenziale. Oltre la metà di queste sono state fondate da cittadini con residenza estera, senza alcun documento ufficiale statunitense. E non solo: il 71% delle startup nate anche grazie al Daca vanta il 71% di impiegati immigrati in ruoli chiave, dalla dirigenza all’amministrazione.

Numeri significativi

Solo una statistica, per carità, se non fosse che tra le nascenti compagnie ve ne sono alcune che hanno stravolto il mercato mondiale come Uber, Tesla e Palantir Technologies. Quest’ultima sviluppa Palantir Gotham, uno dei software più utilizzati dal Dipartimento per la Difesa USA per analizzare, monitorare e prevedere attacchi terroristici. In altre parole: aiuta il paese che adesso vuole metterla alla porta.

Non c’è abbastanza ingegno USA

Perché tanti immigrati in posizioni determinanti della Silicon Valley invece di americani? Semplice: gli Stati Uniti non producono abbastanza professionalità da soddisfare la richiesta lavorativa dell’hi-tech.

daca silicon valleyQueste aziende sarebbero diverse senza il DACA

Il Dipartimento del Lavoro a stelle e strisce ha diffuso un dato che fa riflettere: entro il 2020 ci saranno negli USA circa 1,4 milioni di offerte di lavoro in campo informatico (ricercatori, sviluppatori, ingegneri del software, ecc.) ma le università nazionali potranno rispondere solo per il 29% di queste. E il resto? Dovrà venire dall’estero: non solo Europa ma anche Messico e India, dove si concentra la maggioranza degli esperti hi-tech.

Boomerang economico

È innegabile che per restare competitivi, l’industria della Valley abbia bisogno del Daca. Big del panorama e aziende nascenti devono poter assumere i migliori talenti indipendentemente dalla loro nazionalià. Limitare l’accesso con permessi più stringenti abbasserà ovviamente il tasso di immigrazione ma non colmerà il buco lasciato dagli stranieri.

Una volta eliminato il programma per i dreamers, la via maggiormente percorribile sarà l’esternalizzazione: milioni di dollari che dagli States andranno altrove per supportare la ricerca e lo sviluppo all’estero di ciò che oggi si fa internamente. Insomma, un vero boomerang per l’economia. E per Trump.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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