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Tecnologia

Perché Google e Facebook vogliono un web super-veloce

AMP da un lato, Instant Articles dall'altro: per diventare padroni dell'informazione online, i due giganti del Web lavorano sulle interazioni rapide

Il tempo è denaro, anche sul Web. È scritto nel modello di business della link economy: più veloce è il passaggio da un punto all’altro del World Wide Web, maggiore sarà la possibilità di convertire i clic e i tap degli utenti in guadagni sonanti.

Una volta compreso l’assioma, si può facilmente capire perché Google, Facebook e tutti gli altri giganti di Internet stiano facendo di tutto per aumentare la velocità delle interazioni in Rete. È un aspetto che non attiene tanto alla connettività - su quella ci sono già gli occhi e gli investimenti degli operatori - ma ai modi possibili per migliorare l’esperienza utente, soprattutto in ambito mobile: come appaiono le pagine web, in quanto tempo si caricano, come vengono integrati i contenuti all’interno delle applicazioni.

Google AMP, i dispositivi mobili hanno bisogno di pagine rapide
Va visto in quest’ottica l’annuncio di Accelerated Mobile Pages (AMP) il framework aperto promosso da Google che in un futuro non troppo lontano ci consentirà di visualizzare meglio - e più rapidamente - le pagine Web sui nostri smartphone. Per la grande G, che ha già coinvolto nel progetto una trentina di editori a livello mondiale, l’obiettivo è dichiarato: “Creare pagine web con contenuti ricchi come video, animazioni e grafica che sappiano coesistere al fianco di annunci promozionali intelligenti, e capaci di caricarsi istantaneamente". E poi: "Fare in modo che lo stesso codice funzioni su più piattaforme e dispositivi in modo che il contenuto possa apparire ovunque istantaneamente, a prescindere dal tipo di telefono, tablet o dispositivo mobile che si sta utilizzando".

Risposta a Facebook
Quel che Google non dice è che AMP è di fatto la risposta “open” a tutto ciò che è stato recentemente annunciato da Facebook in materia di informazione mobile. Il riferimento è ovviamente a Instant Articles, l’interfaccia creata da Menlo Park per l’integrazione tout court degli articoli delle principali testate online, e Network Connection Class, la tecnologia che provvede a caricare un numero maggiore di storie e foto all’interno del News Feed di un telefonino intelligente grazie a un sistema capace di regolarsi dinamicamente in base alla velocità di connessione disponibile.

I vantaggi di un ecosistema aperto
A differenza di Facebook, la società di Mountain View non creerà dunque alcun giardino recintato, ma un ecosistema aperto basato su una versione modificata di tecnologie HTML già ampiamente utilizzate in ambito mobile. Il punto di arrivo, però, è il medesimo: un Web mobile più dinamico, sempre meno dipendente dai link e dal tipo di connettività disponibile. Aprendo Google Search sarà più facile visualizzare e sfogliare i contenuti legati a una specifica ricerca senza bisogno di girovagare troppo per la Rete, proprio come si propone di fare Facebook con i suoi articoli istantanei

Un'opportunità, anche per gli editori
Resta da capire in che modo verrà regolata la spartizione degli introiti pubblicitari all’interno dei servizi di Mountain View. L’unica certezza, per il momento, è che Google AMP supporterà una gamma piuttosto vasta di opzioni per gli advertisers, lasciando agli editori la facoltà di scegliere quali utilizzare. L’impressione, comunque vada, è che ci siano tutte le condizioni per creare un'alleanza proficua con tutti i produttori di contenuti. Quelli che hanno il pane, ma hanno ormai bisogno dei denti affilati dei giganti del Web per mangiare.

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robertocatania