internet 50 anni
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Tecnologia

Internet compie 50 anni; storia di un cambiamento continuo

Il 29 ottobre 1969 la prima trasmissione di un pacchetto di dati tra due computer, inizio di una evoluzione che ha modificato le nostre vite. Ma il 5G e l'IoT sono ancora un miraggio per molti

I suoi primi cinquanta anni hanno cambiato il mondo, i prossimi cinquanta continueranno a migliorarlo. Sembra banale ma non ci sono altre possibilità di sintesi così estreme per quantificare l’impatto che ha avuto Internet sulle nostre vite, accorciando le distanze spazio-temporali e rivoluzionando il modo di comunicare, informarsi e fare acquisti, tanto per citare solo alcune delle potenzialità che all’epoca neppure i pionieri della rete avevano immaginato potessero rivelarsi tali. L’avvio delle operazioni, datate 29 ottobre 1969, con il collegamento tra un computer dell’Università di Los Angeles e un altro presso il Research Institute di Stanford, passò quasi in sordina, non solo perché non ci furono giornalisti e fotografi a raccontare e immortalare l’attimo storico, ma anche e soprattutto perché quello era l’anno dello sbarco sulla Luna, con il sigillo degli Stati Uniti nella corsa allo Spazio contro l’Urss che campeggiava sui giornali e dominava le chiacchiere quotidiane.


I primi vagiti

Per quanto in origine il progetto Arpanet fosse legato al Dipartimento della Difesa Usa e concepito in ambito militare, Internet dovette attendere un ventennio prima di diventare cosa nota oltre la ristretta cerchia di ingegneri, informatici e visionari che hanno costruito le fondamenta. In questi anni, però, si sono susseguiti alcuni dei tratti distintivi della Rete, come l’introduzione della chiocciola @, l’invio della prima email, i collegamenti oltre confine, con Norvegia e Regno Unito che si aggiunsero agli Stati Uniti, e la nascita dei domini .com e .org per identificare i vari nodi della Rete e pensionare le stringhe di numeri difficili da memorizzare (il primo dominio italiano è opera del Centro nazionale di ricerca, cnr.it).  

Tim Berners-Lee, creatore del webTim Berners-Lee, creatore del web ed internet

La grande onda

Il nuovo protocollo HTTP e i collegamenti ipertestuali che permettono di legare due o più documenti tra loro tramite link sono la base su cui nel 1989 il britannico Tim Berners-Lee (nella foto qui sopra) crea il World Wide Web, cui segue il primo browser (Mosaic) che consente di navigare tra le varie pagine web. Nascono i primi fenomeni, come Napster per la condivisione dei file musicali ed eBay che apre il campo alle vendite online, mentre Nokia prima e la Apple con l’iPhone poi portano il web dentro a cellulari e smartphone. Nel 1998 arriva Google a mettere ordine tra gli ormai infiniti indirizzi web, fioriscono i blog personali, la velocità di connessione corre veloce e, a stretto giro, nascono social network (Facebook, nel 2004), piattaforme per la condivisione di video (YouTube, nel 2005) e quelle per microblogging (Twitter, nel 2006).


La sfida del futuro

La rapida successione di novità si accompagna a nuovi modi per la fruizione dei contenuti e alla centralità di oggetti che diventano irrinunciabili (come lo smartphone), anche perché il web apre scenari inediti pure in ambito lavorativo. Essere connessi diventa un’esigenza, per molti un obbligo, ma l’evoluzione non si ferma, incluse le sue derive: in principio erano i virus, ora sono le fake news con sullo sfondo la consueta querelle legata all’uso dei dati e alla protezione della privacy. E mentre si avvicina il momento delle reti di quinta generazione – che, grazie alla maggiore velocità di connessione e alla bassa latenza, consentiranno di connettere milioni di oggetti aprendo la strada all’Internet of Things, favorendo la maturazione dei processi utili per cambiare il volto delle città e completare l’agognata Smart Home - la sfida più grande è un’altra, perché il progresso generato dalla Rete è stato finora goduto da poco più di metà della popolazione mondiale. L’obiettivo del prossimo decennio è perciò consentire l’accesso al web a chi ancora non ha avuto possibilità di conoscerlo.


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Alessio Caprodossi