Google Play Music Unlimited, uno streaming che convince a metà
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Google Play Music Unlimited, uno streaming che convince a metà

Arriva anche in Italia il servizio che permette di ascoltare musica via Web mediante dispositivi Android. Ecco i pregi (e i difetti)

Negli Stati Uniti è stato presentato lo scorso mese di maggio sotto il nome di Google Play Music All Access . Qui da noi è arrivato solo ora, con un'etichetta leggermente diversa - Google Play Music Unlimited – ma lo sostanza non cambia: sul piatto c'è un database pressoché sterminato di canzoni ascoltabili da qualsiasi dispositivo Android connesso in Rete. È lo streaming musicale di Google o – se preferite – lo Spotify secondo Mountain View.

Non illudetevi però. Ancorché si tratti di un servizio offerto dalla società più generosa del Web, questa volta è tutto a pagamento (le royalty destinate alle case discografiche sono troppo salate, anche per le laute casse di Google). Nella versione tricolore, Google Play Music Unlimited costa infatti 9,99 euro ma sarà offerto in via promozionale a 7,99 euro fino al 15 settembre. Chi volesse farsi un'idea di cosa offe il servizio può comunque accedere alla versione di prova, gratuita per 30 giorni.

Ma cosa offre nel concreto Google Play Music Unlimited? Musica in quantità illimitata, come recita la denominazione stessa del servizio, ascoltabile secondo varie modalità: attraverso una ricerca manuale, ad esempio, oppure lasciando che sia Google a suggerire le tracce (a partire dal nome di un artista o di una canzone nota, ad esempio). Volendo si può optare anche per un ascolto offline, per risparmiare sulla connessione Web, ma ovviamente si tratta di file vincolati, senza cioè DRM libero.

L'aspetto più limitante di Google Play Music Unlimited sta però nella sua scarsa trasversalità in termini di supporti mobili: ad oggi il servizio risulta in pratica accessibile solo da dispositivi Android (nel mondo desktop invece la compatibilità è pressoché completa). Al di là delle funzioni di condivisione via Google+, inoltre, le tracce non sono visibili su altri social network, il che impedisce agli utenti di “osservare” gli ascolti dei propri amici.

Un servizio migliorabile, quindi, ma che ha comunque tutte le carte in regola per diventare la prima scelta di quanti (e sono tanti) hanno un telefonino Android e sono disposti a pagare una cifra forfaittaria per avere musica a sbafo da ascoltare via cloud.

 

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Roberto Catania

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