Google compra BufferBox e comincia a insidiare Amazon
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Google compra BufferBox e comincia a insidiare Amazon

L'acquisizione di BufferBox, startup specializzata in spedizioni, potrebbe essere la prima mossa di Google per rubare ad Amazon il ruolo di vetrina per eccellenza per gli acquisti online

Che Amazon e Google non siano grandi amiconi, è piuttosto chiaro. Da qualche tempo hanno cominciato a pestarsi i piedi a vicenda, e di recente si sono messi a rivaleggiare nel campo dei tablet e della vendita di contenuti digitali. Ma fino a pochi giorni fa, la competizione tra Seattle e Mountain View non si spostava troppo dai livelli di una guerra fredda: dopotutto, Amazon si occupa di commercio online e spedizioni, mentre il core business di Google è la ricerca web. Questo discorso è rimasto inconfutabile fino alla serata di venerdì scorso, quando, con una mossa a sorpresa, Google ha annunciato di aver acquisito BufferBox , una startup canadese specializzata in spedizioni.

BufferBox è, volendo usare il gergo angolofono, un servizio di parcel delivery. Volendo usare parole semplici, invece, è un servizio che ti consente di ricevere il pacco che hai ordinato dal Web (compresi quelli di Amazon) in una cassetta di sicurezza targata BufferBox e situata in uno dei punti da te prescelti fra quelli disponibili nella tua città. Aggiungendo al costo dell’oggetto acquistato un prezzo modico (tra i 3 e 4 dollari), l’utente potrà assicurarsi di ricevere il pacco anche se non è in casa. Quando il pacco sarà stato consegnato a una delle cassette BufferBox, l’utente riceverà una notifica e un numero PIN che dovrà utilizzare per sbloccare la cassetta e ottenere il suo pacco. Questo sistema ricorda da vicino un servizio di Amazon, Locker Delivery , anch’esso studiato per consentire agli utenti di evitare mancate consegne.

È per questo che Amazon deve cominciare a sudare freddo? È questa la mossa che Google ha scelto per insidiare il più grande impero di online retailing della storia? Non proprio. Per farci un’idea più chiara della strategia di Google, è sufficiente leggere le abbottonate dichiarazioni trapelate dal distaccamento canadese di Mountain View:

Vogliamo rimuovere più attrito possibile dall’esperienza dell’acquisto online” si legge nel comunicato ufficiale “nel contempo, vogliamo aiutare i consumatori a risparmiare, e siamo convinti che il team di BufferBox abbiano ottime idee su come fare ciò.

A quanto pare, l’acquisizione della startup canadese non si tradurrà in un assorbimento nel ventre omnicomprensivo di Google, BufferBox, almeno per ora, continuerà ad esistere come tale. Nel frattempo, il Wall Street Journal ha pubblicato indiscrezioni provenienti da fonti fidate, secondo le quali Google sarebbe seduta a diversi tavoli di trattativa con retailer e distributori, per dare il via a un vero e proprio sistema di vendita online concorrenziale ad Amazon.

Tutto questo cosa significa? Che Google vuole creare un clone di Amazon, un po’ come ha fatto con Facebook creando Google+? No. La cosa più probabile è che Google voglia mettersi al timone di un sistema articolato che poggi sulle spalle di rivenditori e distributori già affermati, senza per questo dover cavar dal cilindro un nuovo brand. Il fatto è che a Google non interessa avere un sistema di spedizioni, quello che interessa a Google è diventare la vetrina per eccellenza per chiunque voglia acquistare prodotti online.

A maggio, Google ha cominciato a introdurre i cosiddetti Shopping Results . Basandosi sull’assunto che la maggior parte degli utenti che ricercano un prodotto sul motore di ricerca sono dei potenziali e probabili acquirenti, Google ha fatto in modo di fornire una sorta di vetrina sponsorizzata in cima ai risultati di ricerca, nella speranza di incanalare i consumatori attraverso i propri servizi. Nel frattempo, Amazon Prime , il servizio Amazon che per un costo annuale fisso consente di ricevere gratuitamente pacchi a casa in pochi giorni, sta andando alla grande. Il sistema ad abbonamento ha portato a fidelizzare una buona fetta di utenti che, dovendo cercare prodotti da acquistare, tendono a dribblare preventivamente Google. Un bel problema, per un’azienda che basa gran parte dei suoi introiti sulle inserzioni pubblicitarie, e dunque, sulla visibilità dei prodotti sponsorizzati.

Pur avendo Google un valore di mercato doppio rispetto ad Amazon (222 miliardi di dollari contro 110), e pur potendo vantare una liquidità quasi 10 volte superiore (46,8 miliardi di dollari contro 5,2), gli introiti di Amazon stanno crescendo a un ritmo tale da mettere Google in una posizione difficile. Il mercato dell’online retailing continua a crescere, e si prevede che entro il 2013 raggiungerà negli Stati Uniti quota 197 miliardi di dollari.

Google non può permettersi di perdere questo treno, e l’acquisizione di BufferBox potrebbe essere il primo passo sul predellino di una carrozza che nei prossimi mesi non rallenterà certo per aspettare i ritardatari.

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Fabio Deotto