Cybercondria, quando Google diventa il tuo medico di fiducia
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Tecnologia

Cybercondria, quando Google diventa il tuo medico di fiducia

In Rete ci sono sempre più portali in cui medici esperti forniscono informazioni e rassicurazioni ai pazienti. Eppure molte persone continuano a voler trovare soluzioni ai propri problemi medici su Google, peggiorando la situazione

Se non è capitato a voi, è capitato a un vostro amico: avverti un malore insolito, un mal di testa persistente o un taglietto che non si rimargina all’interno della bocca, sei un po’ preoccupato e allora vai a cercare informazioni (e conforto) su internet. Nel giro di una manciata di click ti sei convinto di avere un tumore e, in assenza di un medico che ti tocchi la spalla, scuota la testa e ti mandi a dormire, va a finire che passi la notte a cercare conferma ai tuoi timori su decine di forum, peggiorando la situazione.

Si chiama Cybercondria, e stando alle ultime ricerche colpisce una persona su tre. Un rapporto pubblicato in questi giorni da PewInternet rivela che, su un campione di 3.000 cittadini americani adulti, il 59% ha dichiarato di aver cercato informazioni di tipo medico online, mentre il 35% ha dichiarato di essersi affidato a internet, e in particolare a un motore di ricerca, per capire come risolvere da solo il problema, trovando indicazioni che, nel 20% dei casi sono ritenute inesatte o false dagli esperti medici.

La situazione è la stessa che PewInternet aveva descritto nel 2000, quando la Rete era molto più giovane e la percentuale di medici attivi online era sensibilmente più bassa. Dal 2000 ad oggi molte cose sono cambiate, ci sono portali dedicati proprio ai pazienti che vogliono chiarire alcuni dubbi o anche semplicemente tranquillizzarsi, ci sono esperti che (vuoi per passione, vuoi per necessità di marketing) sono raggiungibili a un account Twitter o su un sito personale. Solo due settimane fa, HealthDay ha diffuso dei dati che mostrano come un medico oncologo su quattro utilizzi attivamente i social media a fini professionali, mentre quasi il 50% diffonde via Internet nuove informazioni ogni settimana.

Se negli USA il paziente in appresione può rivolgersi a portali come HealthTap e Ringadoc , in Italia esistono realtà come MedicItalia , PagineMediche e Dica33 , che offrono servizi simili, per non parlare della moltitudine di forum dedicati a singoli campi medici e gestiti da professionisti della sanità. Nonostante ciò, spesso e volentieri il paziente continua a volersi affidare solo al proprio giudizio, e a quello insindacabile dell’indicizzazione di Google, forse perché questo gli dà una maggiore illusione di controllo sulla propria condizione.

Il problema non è tanto che nel web non si trovino informazioni utili, anzi, in linea teorica un paziente potrebbe tranquillamente trovare uno studio, o dei dati clinici, di cui il suo medico curante magari non era a conoscenza. Peccato che, a differenza del suo medico curante, il più delle volte non sia in grado di valutare l’affidabilità della fonte trovata, o anche solo di comprendere quanto lo studio riporta. Il risultato è che diventa facilissimo prendere lucciole per lanterne, malori per tumori, malattie per epidemie e via dicendo.

Sarebbe stupido, oltre che controproducente, pretendere di tornare a una situazione in cui il proprio medico curante abbia accesso esclusivo a informazioni di tipo medico. Questo però non significa che i problemi di salute possano essere risolti bypassando la consulenza degli esperti. Chissà, forse Ray Kurzweil e la banda di geniacci che lavora giorno e notte al cervellone di Google, di qui a qualche decade, riuscirà a trasformare il motore di ricerca di Mountain View in un medico dall'intuito infallibile. Ma per ora, ti conviene ancora chiudere il laptop e prenotare una visita alla mutua.

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Fabio Deotto