Cos’è #Covfefe e perché sta facendo impazzire il web
Donald Trump ha postato un messaggio su Twitter rivolto alla stampa. Dentro c’è un termine che ha già riempito internet: dai social network ai notiziari
Non deve essere semplice fare il Presidente degli Stati Uniti. Basta un errore di battitura, magari causato dal correttore automatico dello smartphone, e al risveglio ti ritrovi in cima alle pagine di migliaia di siti web, senza evidenti meriti.
Cosa è successo
Alle 00.06 di Washington, il mondo ha scoperto un nuovo termine: covfefe. Arriva direttamente dall’account Twitter di Donald Trump (quello personale, non il presidenziale @Potus), che non è stato hackerato o preso in ostaggio da un gruppo estremista. Ecco di cosa stiamo parlando:
Despite the constant negative press covfefe
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 31 maggio 2017
La traduzione è semplice: “Nonostante la costante negativa covfefe della stampa”. Che vuol dire? Cosa intendeva il Presidente? Probabilmente tutt’altro e cioè coverage, che significa copertura. Il riferimento è al viaggio intercontinentale di Trump, che pare non aver lasciato strascichi positivi in Europa e che, stando al tycoon, sarebbe oggetto di una cattiva interpretazione da parte dei media.
Social impazziti
Un tweet che ha occupato i pensieri dei navigatori e che ha invaso le piattaforme social più famose ma anche i notiziari (come quello del Sydney Morning Herald) e i siti di informazione. C’è chi ironizza e si chiede se quella usata da Trump sia la lingua di un’entità aliena o un codice per depistare i servizi segreti russi. Più probabile che il sonno abbia preso il sopravvento e che, dopo aver inviato il messaggio, Trump si sia addormentato.
Ecco i post più condivisi online che hanno incoronato covfefe come termine dell’anno.
C’è un precedente
A gennaio di quest’anno Sean Spicer, portavoce di Trump, aveva postato su Twitter un paio di commenti poco chiari: Aqenbpuu e n9y25ah7I. Soprattutto il secondo sembrava una sorta di password usata per accedere all’account personale del microblog. Come verificato poi da Anonymous, si trattava del codice temporaneo inviato da Twitter per procedere con l’autenticazione in due fattori. Che dovrebbe essere usata in una maniera decisamente più discreta.