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Abiti, presto trovare la taglia perfetta online sarà facilissimo

Avatar, modelli 3D e le altre sperimentazioni in corso in Zalando per trasformare il pc e lo smartphone in un camerino virtuale

Circondati da muraglie di scatole e assediati da torrette di grucce, un manipolo di trenta valorosi spende le giornate a indossare 320 mila vestiti e scarpe. Non sono indecisi cronici o maniaci dello shopping compulsivo, né modelli bizzosi, ma cavie. O almeno qualcosa di molto simile: mettono busto, gambe e piedi a disposizione degli studiosi delle taglie, un gruppo di scienziati dei dati e designer 3D che cercano di fare ordine nel caos. «Gli abiti sono prodotti di massa destinati a mercati diversi tra loro. E ogni brand crea le sue varianti nelle misure. Il nostro compito è scovare e segnalare ai clienti queste discrepanze» spiega a Panorama senza un filo di preoccupazione Stacia Carr, la loro guida.

È la cacciatrice di taglie di Zalando, uno dei principali siti di e-commerce globali dedicati alla moda, con proposte di oltre 2 mila marchi. Americana trapiantata a Berlino, una lunga esperienza a San Francisco tra colossi e start-up, prima una laurea al Berklee College of Music di Boston (celebre istituto dedicato allo studio delle note), ha orecchio per scovare sintonie e occhio per le distonie. La catena di prove alla vecchia maniera è solo la premessa di un processo più raffinato: «Usiamo un sistema di algoritmi per dare suggerimenti pratici in fase d’acquisto». Per esempio, su un paio di jeans di una nota azienda, si legge qual è il tipo di vestibilità, la lunghezza della gamba, persino l’altezza del modello nella foto. Il che agevola i confronti con il proprio fisico. «È un metodo che, negli ultimi due anni, ha portato a una riduzione del 4 per cento dei resi legati alle taglie». Un primo passo dentro un terreno spinoso: un terzo degli utenti rimanda indietro un prodotto perché, nonostante l’entusiasmo per il suo design, non gli calza bene addosso. Paga Zalando, sia spedizione che ritiro, per incentivare i dubbiosi. È una grossa emorragia nei conti, come per tutte le piattaforme che devono rivaleggiare con i negozi fisici. Con il «provo qui e adesso».

Zalando-StaciaStacia Carr è responsabile del settore taglieZalando

Presto, però, arriveranno inediti strumenti tecnologici per «rendere il virtuale migliore dell’esperienza offline». Tradotto in termini pratici, l’obiettivo è trasformare lo schermo di uno smartphone o di un pc in ambiente più efficace di un camerino tradizionale: «Grazie al nostro scanner 3D» racconta Carr «stiamo sperimentando diverse soluzioni che generino immagini tridimensionali dei capi». Il passo successivo? «Presentare queste informazioni usando degli avatar». Esatto, degli equivalenti digitali interattivi dei modelli, meglio manipolabili di una semplice fotografia: «Così gli utenti potranno vedere come un prodotto si adatta a specifiche forme del corpo, dove potrebbe risultare troppo stretto, largo o lungo». Zoomando con le dita o con il mouse, anziché interpretando numeri su una scheda. Fino all’approdo definitivo: «Riuscire a dare ai nostri 28 milioni di clienti consigli personalizzati». Segnalare l’abito giusto che, nonostante la taglia generica, veste su misura.

Non sarà domani: «Abbiamo ancora una lunga strada di fronte a noi» ammette Carr. Ma la direzione è inevitabile, non solo in Zalando: offrire «virtual fitting room», camerini virtuali, è un mercato a sé dal valore potenziale di 7,6 miliardi di dollari l’anno entro i prossimi cinque. Lo dice un’analisi della società di ricerca MarketsAndMarkets. E come ha raccontato il sito della BBC nell’articolo «Sarà un “te digitale” a rendere più facile comprare vestiti online?», ci stanno lavorando start-up come la britannica Metail e altri giganti dell’e-commerce quali Amazon (sta sviluppando una app che darà accesso a un manichino di bit), mentre il giapponese Zozo ha provato ad andare oltre: ha mandato a casa dei suoi clienti una tuta nera piena di marcatori a forma di pois bianchi. Bastava indossarla e riprendersi facendo un girotondo con sé stessi davanti al telefonino, perché un software catturasse le misure. Peccato che, partito in decine di nazioni, l’esperimento si sia rivelato troppo ambizioso: è stato bloccato e limitato ai confini del Sol Levante.

Nulla di cui stupirsi: serviranno parecchi tentativi e disastri prima che i siti possano mostrarci con certezza universale via web come ci sta un capo. Nell’attesa, non lagniamoci se dobbiamo provarne qualcuno prima di trovare quello giusto. Negli uffici di Zalando c’è chi se la passa decisamente peggio. (Twitter: @MarMorello)

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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