Google dichiara guerra ai cartelli del narcotraffico messicano
Jesús Villaseca Pérez. @ Flickr - Jesús Villaseca P/Latitudes Press
Tecnologia

Google dichiara guerra ai cartelli del narcotraffico messicano

La polizia è corrotta, i cittadini sono sfiduciati, i vertici del narcotraffico messicano usano il paese come una mangiatoia. Che fare? C'è bisogno una task force hi-tech. Parola di Google

Passando sotto un ponte dalle parti di Monterrey, ti può capitare di vedere nove persone penzolare impiccate accanto a un lenzuolo firmato Los Zetas. Percorrendo l’autostrada che porta in Texas e sul ciglio potresti trovare decine di sacchetti della spesa con dentro altrettante teste mozzate. In altre città ci sono persone appese ai lampioni per le budella, fatte a pezzi, lasciate a marcire dentro ad automobili crivellate di colpi. Sono scene ormai quasi quotidiane nel Messico dei Narcos, un paese dilaniato dalla guerra tra il cartello della droga dei Los Zetas e quello del Golfo.

Da quando è salito al potere nel 2006, il Presidente Felipe Calderòn ha introdotto misure severe per contrastare il narcotraffico e ha aumentato lo stipendio ai poliziotti federali che si trovano a dover combattere in prima linea. Non è servito a molto, negli ultimi sei anni la guerra del narcotraffico ha causato la morte di oltre 47.000 persone, buona parte del corpo di Polizia è corrotto e i cittadini hanno rinunciato da tempo a denunciare i crimini.

Nel chiassoso turbinio di proposte e soluzioni avanzate da decine di enti, organizzazioni, opinionisti e politici, questa settimana si è aggiunta una voce inaspettata: quella di Google.

Nel corso di una conferenza sul crimine internazionale, Eric Schmidt ha raccontato l’effetto provocato su di lui da una recente visita in Messico: “Ho visto gente sconfitta, abbandonata, queste persone hanno vissuto esperienze così dure con i cartelli del narcotraffico, da aver perso la speranza. Si era alla ricerca di uno strumento universale per proteggerli. Per me la risposta era ovvia. La tecnologia.

Già, ma come potrebbe la tecnologia risollevare le sorti di un paese ormai praticamente governato dalla criminalità?

Secondo Smith, Google potrebbe mettere a disposizione le proprie risorse per fornire a quell’80% di cittadini messicani dotati di cellulari ma privi di fiducia nelle forze dell’ordine, di condividere informazioni in modo anonimo con le autorità per aiutare la lotta al crimine. Oltre a questo, la tecnologia di Mountain View potrebbe essere utilizzata per studiare la dinamica con cui le organizzazioni criminali comunicano e reperiscono informazioni utili a proteggere il proprio business. Uno dei punti di forza dei cartelli messicani consiste infatti in un sofisticato utilizzo della tecnologia che consente ai vertici dei Narcos di ottenere informazioni geolocalizzate sulla posizione delle forze dell’ordine e sui loro movimenti.

L’idea avanzata da Google va a inserirsi nel solco delle nuove tecnologie anti-crimine, tra le quali spiccano algoritmi predittivi come quello a cui la polizia di Los Angeles ha intenzione di affidarsi. La disponibilità sempre maggiore di dati personali e informazioni geolocalizzate potrebbe aiutare infatti non solo a conoscere la posizione e le attività di un individuo, ma anche a prevedere i suoi spostamenti.

Naturalmente, un sistema simile, potrebbe coadiuvare l’attività delle autorità governative messicane ma non sarebbe da solo sufficiente a sconfiggere un’organizzazione simile. C’è poi chi sostiene che uno strumento così potente potrebbe essere hackerato dai cartelli messicani che potrebbero quindi utilizzarlo a proprio vantaggio.

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Fabio Deotto