Gift, così sta nascendo la città del futuro
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Tecnologia

Gift, così sta nascendo la città del futuro

Sorgerà in India nel 2020 e sfiderà i principali centri finanziari del mondo. Le parole d’ordine? Servizi intelligenti, sicurezza ed edifici connessi

Alcuni elementi, va detto, sono di sapore orwelliano: ci saranno cinque ingressi e ognuno rileverà i dati biometrici dei non residenti per identificarli in fretta, in caso di necessità. Per scoraggiare in partenza chi arriva con cattive intenzioni. Ogni area non privata sarà zeppa di telecamere e sensori elettronici, con sistemi di riconoscimento facciale di serie per tenere alto il livello di sicurezza. D’altronde ragionano, è storia vecchia, che rinunciare a una fetta considerevole di privacy sia o almeno dovrebbe essere la moneta della tranquillità.

Si starà al fresco, persino nelle estati più torride (e quelle indiane sanno esserlo terribilmente), grazie a un sistema brevettato che farà circolare acqua fredda tra i muri rendendo superflui, obsoleti, i condizionatori. Ogni palazzo sarà coibentato, per ridurre al minimo lo spreco di energia; la pioggia verrà recuperata e depurata, da ogni rubinetto scorrerà acqua potabile. Non si butterà la spazzatura: i rifiuti verranno aspirati dagli edifici e condotti direttamente fino alla discarica. Lasciando le strade pulite. Per lo standard di troppo aree del subcontinente, un quasi miracolo. La rete di trasporti sarà capillare, massiccia, puntuale: in ogni momento si potrà sapere quando l’autobus o lo metro sono in arrivo e, soprattutto, dov’è il parcheggio libero più vicino.

Sarà come vivere in una bolla di vetro ipertecnologica, in cui in ogni angolo si annida un chip

Sarà come vivere in una bolla di vetro ipertecnologica, in cui in ogni angolo si annida un chip. In cui tutto è ottimizzato per essere, almeno sulla carta, efficiente. È la promessa di «Gift», nome suggestivo che significa regalo e, al contempo, è un’abbreviazione che spiega tutto o abbastanza: sta per Gujarat International Finance Tec-City, ovvero l’ambiziosissima visione di smart city in costruzione nell’ovest dell’India, a un migliaio di chilometri di Nuova Delhi, a dodici da un aeroporto internazionale. Un megaprogetto da ultimare, secondo le intenzioni di chi l’ha promosso (primo ministro incluso), nei dintorni del 2020. 

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L’idea di fondo è che per rendere una città davvero intelligente non basta adeguare e modernizzare le strutture già esistenti: bisogna partire da zero. Dalle fondamenta. Cosa che sta avvenendo in questo pezzo d’Asia su una distesa di 3,5 milioni di metri quadri, dove dal nulla si sta alzando uno skyline che include edifici come la «Diamond Tower», una torre da 410 metri collocata su un’isola, continuando sulla scia dei nomi evocativi, chiamata fortuna. E poi ecco le torri di cristallo, una considerevole porzione di spazio dedicata all’intrattenimento, hotel di lusso, scuole, ospedali. Un’altra Dubai. Un’altra Shanghai. Un centro finanziario modernissimo in grado di attrarre investimenti e fare concorrenza seria e agguerrita a istituzioni nel business degli affari come Londra o New York.

Sul piatto, tra assunzioni dirette e indotto, ci sono un milione di posti di lavoro. E in generale la tecnologia è la strada scelta dal governo di Delhi per rispondere alle sfide dell’urbanizzazione (vari studi suggeriscono che, nel 2030, 590 milioni di persone su una popolazione totale di 1,48 miliardi vivranno nelle città): Gift sarà la prima di 100 smart city che dovranno sorgere sull’enorme territorio nazionale nei decenni più che negli anni a venire. Un laboratorio, un banco di prova, prima che una sfida all’Occidente e agli altri centri occidentalizzati non troppo distanti.

Sul piatto, tra assunzioni dirette e indotto, ci sono un milione di posti di lavoro

Un laboratorio che ha attratto colossi internazionali, a partire dalle banche americane. Ma che, proprio per la sua vocazione hi-tech, ha destato l’interesse delle multinazionali del settore. Giganti come Ibm, Oracle e Cisco già investono denaro e know-how in questa rivoluzione radicale dell’abitare, del lavorare, del vivere e trasformare la città in India e non solo. L’ultimo annuncio, fresco di questi giorni e che ha messo il progetto sotto i riflettori, coinvolge un pezzetto d’Europa: Alcatel-Lucent Enterprise, azienda con sede in Francia e specializzata nell’offrire soluzioni di networking e cloud, sarà responsabile e protagonista dell’ennesima sfida di Gift. Trasformare la comunicazione da semplice servizio a risorsa strategica: creare un sistema che integri telefonia tradizionale e Ip, connettività locale e internazionale, Wi-Fi, sincronizzazione tra i dispositivi per uso personale e professionale. Il tutto facendo leva su un’infrastruttura di rete intelligente.

Di nuovo torna la peculiarità di Gift: come per i tubi in cui circola l’acqua, come i sistemi per lo smaltimento dei rifiuti, come i tunnel per gas ed elettricità zeppi di sensori per segnalare guasti e disservizi in tempo reale, anche un robusto scheletro che assicuri una connessione velocissima e stabile al web, al servizio dei cittadini, delle imprese, della sicurezza, è fondamentale per la riuscita di una città che sia smart non solo di nome, ma anche di fatto.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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