Addio sedia a rotelle, ecco l'esoscheletro robotico azionato dal pensiero
Miguel Nicolelis @ Facebook
Tecnologia

Addio sedia a rotelle, ecco l'esoscheletro robotico azionato dal pensiero

Il primo pallone dei Mondiali di Brasile 2014 del mondo lo calcerà un paraplegico, grazie a un esoscheletro neurorobotico azionato dal pensiero

Ieri era il 1 d’aprile, come da programma il web è stato invaso da bufale architettate ad arte per accalappiare il maggior numero possibile di gonzi. Ma tra tutte le notizie incredibili ce n’era una che alla fine si è provata essere vera. Negli ultimi anni un team internazionale di scienziati ha lavorato giorno e notte a un esoscheletro robotico che promette di ridare alle persone paralizzate la possibilità di tornare a camminare. Oggi, quegli scienziati sono pronti a mostrare la loro invenzione al mondo.

A un primo sguardo, sembra uno di quegli ingombranti pezzi di ferraglia che hanno congestionato i film di fantascienza da botteghino per tutti gli anni ’90; è anche per questo che molti hanno subito pensato al pesce d’aprile. In realtà siamo di fronte allo stato dell’arte della neurorobotica.

L’esoscheletro di Miguel Nicoleis e colleghi è una sorta di avanzatissima protesi meccanica che consente a chi ha perso l’uso delle gambe di muovere un paio di affidabili gambe robotiche utilizzando unicamente il pensiero. Se vi suona troppo fantascientifico per essere vero, è giusto che sappiate che questo tipo di tecnologia esiste già da tempo anche se solo negli ultimi anni il grado di precisione è diventato tale da consentire sviluppi simili.

Ecco come funziona questo macchinario: il paziente viene calato nell’esoscheletro, in gran parte composto dal paio di gambe robotiche, gli viene caricato una sorta di zaino sulle spalle e piazzata una cuffia per l’elettroencefalogramma costituita da 32 elettrodi non invasivi. Il fulcro del sistema è in quella specie di zainetto: lì c’è il computer che processa le informazioni neurali “lette” dalla cuffia ad elettrodi, il sistema ad azionamento idraulico che muove le gambe robotiche, e la batteria che consente un’autonomia di quasi due ore.

Il sistema è stato studiato nei minimi particolari in modo da consentire effettivamente a un paziente di farsi una camminata senza rischiare di farsi male e con il maggior grado di comodità che la tecnologia odierna possa offrire. Un sistema di sensori e giroscopi fa in modo che venga minimizzato il rischio di perdita dell’equilibrio, una serie di airbag si attiva in caso per qualche motivo il paziente venga sbilanciato; non bastasse, alla base dei piedi robotici c’è un set di sensori che ad ogni passo manda all’utente un feedback che lo informa quando il piede è stato appoggiato.

Attualmente, il team di ricerca è impegnato nell’addestramento di 9 pazienti paraplegici di età compresa tra i 20 e i 40 anni, l’obiettivo: dimostrare al mondo intero che l’esoscheletro robotico non è la solita sparata teorica senza fondamento pratico, consentendo a un paraplegico di dare il calcio di inizio ai Mondiali di Calcio 2014, il prossimo 12 giugno, all’Arena Corinthians di São Paulo

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Fabio Deotto