Drone in campo: perché quello di Serbia-Albania non sarà un caso isolato
NICOLAS TUCAT/AFP/Getty Images
Tecnologia

Drone in campo: perché quello di Serbia-Albania non sarà un caso isolato

Un quadricottero radiocomandato plana sul terreno di gioco costringendo l’arbitro a sospendere la gara. Ma è così facile che ciò accada?

Non è la prima volta che una partita di calcio viene interrotta per motivi indipendenti dalle condizioni atmosferiche. Lanci di oggetti, razzi, fumogeni, intemperanze dei tifosi, oltre agli immancabili streaker (coloro che invadono il campo di niente vestiti) hanno spesso portato alla sospensione delle gare.

Non era mai accaduto, però, che durante una partita, e per di più di cartello, la minaccia arrivasse dal cielo. Letteralmente. È il 41esimo del primo tempo quando un quadricottero drone - una sorta di elicottero radiocomandato con quattro eliche - plana sul campo del Partizan Stadium di Belgrado, dove è in corso la partita Serbia-Albania, valevole per le qualificazioni ai prossimi Europei di calcio del 2016. Appeso a due staffe del drone c’è una bandiera della Grande Albania inneggiante all’autonomia del Kosovo. Un “ingresso” non autorizzato che costringe l’arbitro inglese Atkinson a sospendere momentaneamente l’incontro e il giocatore della Serbia Mitrovic ad effettuare un autentico placcaggio alla bandiera. Il gesto però non piace agli avversari - il Kosovo, come noto è uno stato a maggioranza albanese che nel 2008 ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nonostante quest’ultima continui a considerarla una sua Provincia autonoma - che si scagliano contro il numero 15 della squadra dell’ex-Jugoslavia. Ne scaturisce una rissa colossale che porta alla sospensione definitiva della partita.

Al di là del significato (politico più che sportivo) dell’accaduto, ciò che vale la pena sottolineare in questa sede è la sempre più elevata diffusione dei droni a livello di massa. Oggetti non ben identificati come quello che ha fatto irruzione allo stadio del Partizan sono ormai facilmente reperibili sul mercato e a costi sempre più accessibili (i più rudimentali costano una cinquantina di euro). Ed è lecito scommettere che quello di Belgrado non sarà certo l’ultimo episodio del genere. I controlli, per quanto severi, non possono risolvere il problema alla radice. Come noto, infatti, i droni (soprattutto quelli più sofisticati), possono essere radiocomandati da chilometri di distanza, e in alcuni casi basta anche un normale smartphone per controllarli. Il pilota, in sostanza, può essere anche al di fuori dello stadio e controllare il volo da remoto, sfruttando una fotocamera integrata a bordo del velivolo.

Ci vorrebbe, teoricamente, un controllo dello spazio aereo intorno allo stadio. Un’assurdità, quasi come la violenza negli stadi.

Serbia-Albania: le immagini della rissa

ANDREJ ISAKOVIC/AFP/Getty Images

I più letti

avatar-icon

Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

Read More