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Tecnologia

Dipendenza da videogiochi: perché per l'Oms è una malattia mentale

Inserita nell'aggiornamento della classificazione internazionale delle malattie. Ecco quali sono i comportamenti a rischio

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha aggiornato la classificazione internazionale delle malattie. Nella sua undicesima edizione questo triste catalogo, che comprende dai tumori alle malattie del sistema immunitario, dai disturbi endocrini a quelli circolatori, dalle malattie della pelle a quelle dell'apparato genitale, inserisce per la prima volta tra i disturbi mentali, nella sottocategoria dei disturbi dovuti ad abuso di sostanze o a comportamenti di dipendenza, il disturbo da gioco. Non si tratta del gioco d'azzardo, che merita una categoria a sé nella classificazione dell'OMS, ma proprio dei videogiochi.

Quando il gioco dà dipendenza

Ne sono affetti, secondo l'Oms, coloro che mettono in atto un "comportamento di gioco persistente o ricorrente, che può essere online o offline". Sembra la descrizione di vostro figlio? Leggete oltre. Come si manifesta questa modalità di comportamento? La persona non ha il controllo sul gioco (frequenza, intensità, durata...). Insomma gioca continuamente, a lungo, inizia anche molto presto, non riesce a staccarsi, fa fatica a dire basta. Questo è un primo elemento, poi c'è una "crescente priorità data al gioco", che "ha la precedenza su altri interessi della vita e sulle attività quotidiane". Il videogioco viene insomma prima di tutto il resto e man mano mette tutte le altre attività, inclusi i rapporti umani, in secondo piano. Il terzo elemento che deve destare preoccupazione è quando la persona continua a giocare o addirittura gioca sempre di più "nonostante il verificarsi di conseguenze negative".

Ma ha senso medicalizzare questi comportamenti? E i confini tra entusiasmo e dipendenza non saranno un po' troppo sfumati per mettere per esempio un genitore in grado di stabilire se il figlio adolescente è un malato mentale oppure no? Al di là dei comportamenti di gioco, (quelli degli adolescenti per gli adulti appaiono spesso eccessivi), quello che fa davvero la differenza sono le sue conseguenze.

E' malattia se...

Secondo l'Oms si può parlare di malattia mentale quando la dipendenza da videogiochi causa una compromissione significativa delle sfere personali, familiari, sociali, educative, professionali o di altro tipo. Il comportamento ossessivo del giocatore deve insomma avere ripercussioni marcate sulla sua vita.

"Il comportamento di gioco e altre caratteristiche devono essere normalmente evidenti per un periodo di almeno 12 mesi per poter assegnare una diagnosi, sebbene la durata richiesta possa essere abbreviata se tutti i requisiti diagnostici sono soddisfatti e i sintomi sono severi", si legge nella sezione della classificazione dedicata al disturbo da gioco.

Vladimir Poznyak, un membro del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze dell'OMS, che ha presentato questo aggiornamento in una conferenza stampa, si aspetta che la classificazione dei disturbi da gioco significhi che i professionisti della salute saranno più "allertati sull'esistenza di questa condizione", aumentando nel contempo la possibilità che "le persone che soffrono di questi disturbi possano ottenere un aiuto appropriato".

Il problema individuato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità non è nuovo. Un cenno al disturbo da gioco via internet compare già nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), la cui quinta edizione è stata pubblicata nel 2013. E' considerata la bibbia dei disturbi mentali, alla quale fanno riferimento molti psichiatri. Qui però si parla di una "condizione che necessita di ulteriori studi", quindi non vi è ancora un riconoscimento ufficiale di una possibile malattia.

Le contromisure

Vi sono paesi in cui le autorità hanno già individuato la dipendenza da videogiochi come un disturbo e stanno cercando di correre ai ripari. La fascia che ha maggiore necessità di essere protetta è quella formata da bambini e adolescenti. In Corea del Sud il governo ha introdotto una legge che vieta l'accesso ai giochi online tra mezzanotte e le sei del mattino ai minori di 16 anni. In Giappone, i giocatori vengono avvisati se passano troppo tempo a giocare nell'arco di un mese e in Cina il gigante di internet Tencent ha limitato le ore in cui i bambini possono accedere ai giochi più popolari.

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Marta Buonadonna