Digg risorge dalle sue ceneri. Ora assomiglia a Pinterest
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Digg risorge dalle sue ceneri. Ora assomiglia a Pinterest

A sole tre settimane dall'acquisizione, Betaworks mostra il nuovo Digg. Il sito è radicalmente diverso e tra i vecchi utenti molti dichiarano che lo abbandoneranno. Nel frattempo c'è chi l'ha già definito un "Pinterest per le news"

Solo tre settimane fa, Digg era uno dei tanti ingombranti cadaveri della Rete, un social network che aveva perso il nocciolo dei suoi utenti più attivi e che agonizzava sotto l’impietoso sole della Silicon Valley. Solo tre settimane fa, i dieci ragazzi della compagnia Betaworks avevano deciso di porre fine alle sofferenze di Digg offrendo 500.000 miseri dollari per rilevare la compagnia, servizio funebre incluso. Oggi, quei dieci ragazzi hanno presentato una versione completamente nuova di Digg, con cui sperano di riconquistare l’utenza che Digg si era lasciata sfuggire. Il sito si chiama Digg Version 1, ha un’impostazione grafica completamente rinnovata e una serie di nuove funzionalità interessanti. Una vera e propria resurrezione, insomma.

Ma come hanno fatto quelli di Betaworks a costruire un nuovo sito di social news in sole tre settimane? Semplice, l’avevano già costruito. O quasi. Prima di scivolare sotto la luce dei riflettori per aver rilevato Digg a un prezzo irrisorio, infatti, i ragazzi di Betaworks si sono fatti le ossa nel campo dei social network e delle news in real-time lavorando a News.Me , un aggregatore di social news che ha riscosso un buon successo, in particolare dopo che lo scorso gennaio aveva fatto spazio per accogliere gli utenti Summify rimasti orfani dopo che Twitter aveva inglobato il loro servizio.

Il nuovo Digg presentato in queste ore (in versione Desktop e iPhone) è talmente diverso dal vecchio Digg da far pensare che Betaworks non abbia tanto intenzione di resuscitare un servizio giunto al capolinea, bensì di ritagliare un nome altisonante per applicarlo su un sito completamente diverso.

Per capire di cosa sto parlando è sufficiente accedere alla homepage . Il nuovo Digg assomiglia più a un clone di Pinterest che a un sito di social news. Le notizie sono organizzate a partire dalle immagini che le accompagnano (il tradizionale elenco alla Reddit è ormai dimenticato), questo tipo di organizzazione va a rallentare notevolmente l’esperienza di utilizzo, e questo potrebbe contrariare i vecchi utenti, la maggior parte dei quali si affidava a Digg proprio perché consentiva di passare in rassegna titoli e descrizioni in modo veloce e semplice. Ora, invece, Digg assomiglia a tanti, troppi altri siti presenti nell’infosfera.

Ma se la nuova impostazione grafica probabilmente contrarierà i vecchi utenti, quello che li farà sicuramente infuriare è la attuale (e temporanea?) scomparsa dei loro vecchi profili, e con essi delle montagne di dati salvati negli anni che ora sembrano smarriti nel maelstrom della Rete. Non solo, per iscriversi a Digg ora è obbligatorio utilizzare Facebook Connect. Questo, se da un lato può essere utile a sbarazzarsi di tonnellate di spam, dall’altro allontanerà ancora più utenti verso piattaforme come Reddit e Metafilter, che invece non richiedono di palesare la propria identità.

Nonostante ciò, Digg promette di introdurre novità interessanti, come ad esempio la possibilità (per chi ha scaricato l’app iPhone) di programmare la fruizione del servizio a seconda della sua ubicazione geografica: per dire, potresti chiedere a Digg di fare in modo che ogni volta che lasci il tuo ufficio, il servizio rastrelli le notizie che possono interessarti, in modo da poterle leggere offline in metropolitana.

Sul blog ufficiale , gli sviluppatori annunciano inoltre nuove funzionalità, come la personalizzazione del servizio e nuove modalità di commento, che verranno introdotte nelle versioni a venire.

È presto per decidere se il nuovo Digg è un organismo completamente risorto, oppure solo uno zombie. Appare già chiaro, tuttavia, che se tra gli obiettivi dei ragazzi di Betaworks c’era quello di recuperare i vecchi utenti Digg, stanno facendo tutto il possibile per non raggiungerlo.

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Fabio Deotto