Così terremo gli edifici al fresco senza usare i condizionatori
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Così terremo gli edifici al fresco senza usare i condizionatori

Un gruppo di ricercatori dell'università di Stanford lavora a un materiale che abbassa la temperatura fino a cinque gradi anche quando il sole batte forte

Per spiegare il meccanismo, bisogna banalizzarlo in modo estremo, eppure funziona davvero così. Immaginate un condizionatore piattissimo, quasi invisibile, spesso meno di un foglio di alluminio. Che non ha motore, né ventole, e si attiva in automatico, resta sempre acceso, senza bisogno di collegarlo alla corrente elettrica.

 Tanto silenzioso e altrettanto potente, in grado di raffreddare un intero edificio abbassandone la temperatura fino a cinque gradi. A prescindere da quanto sia alta la temperatura di partenza. O dal fatto che sia esposto per ore a un radiatore instancabile tipo il sole. Come ci riesce? Grazie alle sue proprietà chimiche e, soprattutto, alla sua capacità di catturare il calore e scaricarlo lontanissimo nell’atmosfera, non nei dintorni. Un po’ come se questo condizionatore piatto quasi invisibile fosse dotato di un lunghissimo bocchettone che sale su, chilometri e chilometri sopra la superficie della Terra.

Incredibile e però vero: così si comporta il materiale che un gruppo di ricercatori dell’università americana di Stanford, guidata dall’ingegnere Shanhui Fan, sta sviluppando e testando. Come ricorda la quotata rivista del Mit di Cambridge riprendendo un articolo pubblicato su Nature, quando si raffredda un oggetto la sua temperatura si abbassa, finendo però per disperdere il calore negli immediati dintorni. Un problema, perché quel calore torna indietro e si deve ricominciare daccapo. È ciò che fa un classico condizionatore, il quale ripete lo schema di espulsione senza sosta.

Il sistema studiato a Stanford cambia le regole. Si sostanzia in una sorta di pellicola che, in futuro, potrebbe essere applicabile sugli edifici. Una pellicola capace non solo di filtrare fino al 97 per cento del calore dei raggi solari, il che la rende utilizzabile in pieno giorno e d’estate, ma anche di prelevare – succhiare via – il calore dalla superficie su cui è stata posta e spedirlo lontanissimo utilizzando le giuste frequenze. Inserendosi in una cosiddetta «finestra termica», una specie di portale con ingresso in città e uscita nello spazio profondo tipo Stargate. Una strategia che pare assurda, contraria alle leggi della termodinamica e al buon senso, ma efficace, come gli esperimenti del gruppo di Fan stanno dimostrando.

Se diverrà prassi, i benefici saranno enormi. Incalcolabili. O forse no. Solo negli Stati Uniti il 15 per cento dell’energia consumata dagli edifici è imputabile ai condizionatori sempre accesi. Senza parlare delle emissioni di CO2 che l’utilizzo di questi apparecchi porta con sé. Non sarebbe male staccare per sempre la spina.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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